Vorrei tramutarmi in forma liquida,
perdere ogni legame con il corpo,
convergere in un flusso discendente.
Ancora.
Vorrei allora essere colto da un raggio,
una radiazione di luce pura, candida,
che mi castighi, mi renda casto.
E grazie al fragile calore vorrei
evaporare, svanire, dissolvermi e
miscelarmi nell’aria, benedetta.
Ancora.
Vorrei infine essere catturato,
da una corrente discensionale
e piombare a fianco del tuo giaciglio.
Guardare la luna sfiorarti il viso,
e la tua pelle risponderle, cantando
una bellezza più che celeste.
In quel momento, tu, supina
mi respireresti, e io nutrirei
le tue cellule stanche.
Ma non posso.