N.15
(elegia delle invasioni barbariche)
Andiamo, compagno di versi,
imbracciate le lame,
sguainata la penna,
un calice colmo di sangue
elevato per brindare:
alle belle macerie,
ai corpi caduti,
alle ossa informi
dei nostri ideali,
traditi e abbattuti.
Amiamolo senza pudore,
fratello di tormento,
il sublime orrore
di questo momento:
lo scherno e la gogna,
un colpo nel petto,
il gusto o la vergogna
d’essere il cambiamento.
Noi saremo qui, stanotte:
certamente vivi, vicini,
ma su barricate opposte.
Useremo l’anime nostre
per colpire e ferire,
le parole in fiamme
e le idee sconvolte,
arderemo di passione,
lottando senza paure,
fratelli avversi ma affini.
Perchè di calma e sfumature
non sappiamo che farne
nella guerra degli anni
e sulle nostre strade
procediamo ostinati,
senza freni o confini.