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Libro degli ospiti

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6412 messaggi.
M. pubblicato il 14 Febbraio 2018 alle 13:15
Seguono tutti la massa,
Il modo di pensare non cambia,
Il mio è diverso
Per questo considerato disonesto.
Lunghissima pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:55
Una poesia lunghissima

tu, se sai dire, dillo, dillo a qualcuno.
No, non c’è posto qui per una misura
persino l’uomo, per l’uomo, gli può diventare già umano:
come avessimo avuto un senso, o guardavamo un mare
come avesse avuto un senso.
E c’è da riprovare il già provato
sterminare l’amore sterminato.
La molteplice natura del tempo
traveste il suo impercettibile fluire
Se la felicità sia il nostro vero
o il nostro vero la felicità.
vedo un futuro, è fatto di questa
gente che proprio non ne sa niente.
Il sacrificio è una
gara a eliminazione, e la sua ara,
il posto di lavoro.
effimero, passato, forse scritto
anch’esso nella memoria del creato.
Ti sia leggera questa terra, dixi,
provveda la chi mica chi mera.
orfeo! gli dice uno, erfeo! gridando, efreo! battendogli la
faccia con i piedi, ebreo! gli dice allora: “canta!”
Non si sa chi, non si sa dove, non si sa mai
non è possibile trovarsi in cerca di se stessi sempre
Illumino spesso gli altri ma io rimango sempre al buio.
Tu che dormi, ti affido la luce,
crescerà a breve fra la campagna e il noce.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
tutto
il tondo del
mondo è qui
Ora che i piedi abitano fermi il suolo
è estenuante l’attesa del paradiso.
Verrà la morte e avrà i mie occhi
ma dentro
ci troverà i tuoi
Io con la poesia vorrei fare mattoni.
Nessuna cultura toglierà le mani alle mani,
la pelle ai vestiti.
hai il sapore del riposo
con gli ultimi voli della notte e il brucare in silenzio
perchè tu sei con me
assorto in un tramonto spalancato
Io.Tu.Tu ed io.Noi.
Una, improvvisamente
s’alza dal letto dicendo
tu mi guardi mentre io ti guardo dentro
e se ti guardo dentro mi vedo.
poche le notti d’amore, pochi i baci, poche le strade
che portano fuori di noi, poche le poesie.
nere nuvole come tumori
come bianco pane di Spagna
Avrai poche cose, tra quelle cose
ci sarò io.
il vero amore
non ha le nocciole
In un lago di nubi e calce accesa,
si appresta l’uomo a soppravivere
e i soffitti sempre più bassi, le rose anche
Un Dio Ragazzo, che conosce il Ma-mul, cantando
urlava maledizioni di penisole
provo una discreta soddisfazione
un povero asino legato quel pioppo che cade
ci accomuna la conta differita dei morti
Tra le fronde c’è un mistero
Alba cerulea di primavera
cerco il fango, mio unico amico
La perfezione del primo vero male
Addolcito il tumulto dei giorni
non serba confini l’amore
Le parole d’amore appartengono ai poeti,
ai pazzi, o agli dei
Pigre, le foglie spaccate dal gelo,
vestono le strade della mia infanzia
Eludendo i tuoi cento sospiri
labbra che si possano credere cadute
A volte pare ciò che non si sa
Magari è proprio questa la virtù
Ma di’ soltanto una parola e l’anima mia sarà salvata
Attento abitante del pianeta,
guardati! dalle parole dei Grandi
un lungo silenzio acceso
dopo un lunghissimo bacio
e non si scioglie non si scioglie non si scioglie non si scioglie più?
Carta da bollo per gli incendiati un papavero
Leggimi di notte, come io scrivo,
Vipera spavalda a testa eretta
Perché non si stima un uomo dal vestito
ma per quanti scalpi di tiranno s’è adoprato.
il cane abbaiava alla luna
ma è questo tuo mancare la presenza
ginestre
ferrose
Nel silenzio dei fiori,
in quel silenzio al centro
scatti di linfa, clorofilla, luce
spiccano ogni volta felici il volo
incontro a chi spara.
chiodata sul ventre di carta
la nascita deforme dei nessi
e Dio non si sarebbe scomodato
Smettila, hai capito? di immaginarci
Nulla da aggiungere, nessun significato
Ripeto ogni mattina la lista e aspetto
che qualcuno mi dica cosa manca, e dove.
La verità che non è la poesia,
ma nel verso come nel segno trova
animale è l’amore
ma tu segui gli spacciatori di oracoli
Prendere in mano la sorte del suo destino e integrarlo
e diventare l’agognato essere dei sogni
Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
Il massacro è la mia storia, in allegoria.
se ti togliamo ciò che non è tuo
non ti rimane niente
Ho freddo, ma come se non fossi io.
Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
se riesci, dove finisce l’omero incomincia la mia fine
dove era il mio occhio oggi c’è mare e il cielo
Cosa dirai di me dopo che tutti i mutamenti
mi avranno riempito di difetti
I morti hanno la bocca cucita al perdono.
Nell’aborigeno mio cielo
il mio cielo è tronco d’ali e reti
l’agglutinarsi di dio
dentro di te.
Azzarda lo scompenso nel cammino
Veggente dalla bocca vuota e l’occhio cavo
Io volevo un amore non questa conversione della pena
tu cura il traguardo, l’ombra viva del pensiero
perché sia memoria.
in ogni verbo dove girano mano
e piede s’accampa una pietra
-ché siamo tutti deboli come una promessa
di quelle che (non) mantieni in silenzio
Occorre approntare la parola per gl’inverni a venire
stringendosi addosso assoluzioni e i colpi bassi delle ghiacciate
come si scrive inventariato? Te lo dico io:
si scrive con la lista precisa dei corpi che siamo stati
soma cosa?
peso irriso
Che età avevi quando irruppe il Medo?
Scrivere per disperazione e gioia
e sperare che giovi all’eco del corpo
Abbiamo altre parole questa notte:
un corpo musicale, a vendicare il tempo passato senza fuochi
La selva automatica e squillante, l’anonimato azzurro
ma non etereo: scrupoloso
M’è ditte ca na vote ng’ere amore
e sse durmije cu re pporte aperte
La bocca è un’alba schiusa
la meraviglia è nelle cose guardate
mai nessuno che sospetti che qualcosa va fermato
Chi è necessario dice ciò che resta
e non vuole niente
Avrebbe dovuto appartenere ad altri mondi
l’inerme che è germinato in noi
La gente è uno sbaglio anche quando è lontana.
Chi manca è più nitido,
si prende la ragione
corrisponde a un’incrinatura che si allarga nel tempo ogni nascita,
ben prima del grido che ne certifica l’orrore
riproporsi costante della voglia
di dire dirsi vedi ancora vado
La merce siamo noi, siamo la merce
che può fare acquisti
Quando l’acquisto riguarda il pane, i tempi
sono prossimi alla redenzione
pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:32
Una via di fuga

Come una fenice
Rinascere dalle mie ceneri
emarginatoOttanta5 pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:31
Emarginato fra gli emarginati

bistrattato


malato dall'immaginario innocente


nella originale coppa delle sue dita d’Afrodite

cullava il riposo su finissime spiagge bianche di stelle sognanti di tuffarsi nella profondità del suo

mare
cristianoc. pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:29
C'è la fenditura traditrice,
di un graffio che sfugge
alla morsa schiavizzante di ogni nome;
solitudine,
ladra incombattibile di fonemi,
quante volte forse
ti vidi e parlai senza vederti nè udirti,
nel carcere d'avorio di una conchiglia
sedotta dal mare e abbandonata nella sabbia?
Sì, solitudine,
sei tu il disegno di bambino
di quella paranza scolpita nello zucchero,
che si dimena
come tigre tra le fauci di una gabbia,
e si insinua in frammenti di onde,
con sè recando,
ciò che della mia anima arlecchina,
sono e fui incapace di intercettare.
Sei tu, sì,
solitudine,
l'impronta di quel treno dispettoso,
che si è concesso all'abbraccio della nebbia,
senza mai assaggiare il respiro ristoratore,
del bacio di una piccola stazione.
Sei tu, solitudine,
il sanguinare di quel ponte spezzato,
dove l'alfa piange
lo smarrimento dell'omega,
il pianto dorato di un bambino,
che rifiuta di fuggire dagli occhi,
perchè teme di scoprirsi vita;
la mia daga è impolverata,
in questa disfida dell'impedirti,
di conoscere di me,
più di quanto tu già abbia annientato.
Sei il filo nervoso
di elettricità ancora vergine,
pronta a pugnalarmi con le sue scosse,
il sonnecchiare pur orgoglioso,
di un castello di sabbia
costruito per essere dimenticato,
e che per vendicarsi,
abbrustolisce impietoso
la pelle indifesa dei piedi.
Quante storie stai ancora cercando,
su cui mettere il tuo autografo assassino,
quante penne stai ancora tentando di sedurre,
docili e umiliate dalle tue urla,
come lo è da un getto d'acqua prorompente,
il soave miagolare di un gattino?
Vieni, solitudine,
ti ho prenotato un biglietto,
per viaggiare con me tra le nuvole,
dove scorgerai l'essenza della tua vacuità,
e più non potrà udirti,
neppure il più piccolo granello di realtà
Maria Vittoria De nUccio pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:26
V’è una parola
che dona si tali,
grandi emozioni.
che necessita di tutte
le lettere dell’alfabeto,
senza ometterne una.
La parola è amore
e lo voglio dimostrare:
Affetto,
Bacio,
Carezza, cuore
Desiderio
Enfasi
Felicità, forza,
Gioia
Humour
Illusione
Languidezza
Miracolo, morte
Nascita,
Oasi
Piacere, pace
Quiete
Ristoro
Sogno
Tesoro
Universale, unico
Vittoria
Zampillo.
Ora ditemi voi
ho ragione?
Nessun tautogramma
si può scrivere.
se parliamo dell’amore,
delle emozioni del cuore.
MARIA RITA ZUCCA pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:25
Vorrei poter volare come un'aquila nel cielo

vorrei poter nuotare nel mare più profondo

vorrei poter percorrere tutti i sentieri sulla terra

vorrei...


Vorrei tutta la saggezza della natura

vorrei tutta la sapienza dell'uomo

vorrei tutta la potenza del divino

vorrei...


Vorrei...


Vorrei poter scambiare il cielo coi tuoi occhi

vorrei poter scambiare il mare coi tuoi sorrisi

vorrei poter scambiare le strade del mondo con le tue carezze


vorrei...


Vorrei conoscere i tuoi sentimenti

vorrei conoscere i tuoi pensieri

vorrei conoscere le tue paure

vorrei...


Vorrei...


Vorrei tutto... vorrei te.
AURO LEZZi pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:23
FFFFffffffff...
Un tuo respiro
e mi fai volare,
un tuo sorriso
e mi fai sognare.
Un tuo saluto
ed il tempo si ferma,
e tu m'imprigioni
in un dolce caserma.
Amor che rimbombi,
in tutti i miei sensi,
rimanimi dentro
con mille consensi.
Prendimi tutto,
non farmi morire,
ti prego accettami,
non cercar d'infierire.
Il tuo soffio?
Un'aria vitale,
respirami addosso,
non farmi star male.
Oggi e domani
per sempre, dai resta,
rimani immutato,
non farmi la festa!
https://www.poesieracconti.it/poesie/opera-48281
Andrea 65 pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:21
Amo
sed intelligere desidero
oltre la fretta
oltre la fine
di un amore
non capito.

Io accuso il mondo
ma solo un po'...
di amare male
di non
lasciare al tempo
il corso suo
sospeso...A
Andrea63 pubblicato il 13 Febbraio 2018 alle 22:21
Corteggiano discreti


labbra avide ma intimidite,


questi servi e padroni


di fragranze di mandorle leggere;


di ogni festa serbano


sorrisi, rimpianti e ipocrisie,


assaggiali, e scorgerai,


che il loro sapore,


è dolcezza di momenti,


che hanno saputo sedersi,


sulla panchina di zucchero dell'eternità,


e non antro di fetide bugie.


Loro soltanto,


sorridendo nascosti da una tavola imbandita,


custodi sono dell'arcano futuro,


che dirà un idillio sponsale,


felice o fallimentare;


amici di comunioni e cresime sfuggenti,


o spettatori attenti


di rinfreschi sbadiglianti,


i confetti colonizzano il respiro,


bianche, seducenti saette,


che addolciscono la sinfonia del cammino,


anche quando le scarpe che indossiamo,


sembrano maledettamente


insopportabilmente strette.


Eccoli, i confetti,


abbracci di nonni per sempre perduti,


ma proprio per questo,


per sempre ritrovati,


profumi selvatici ma così incomprimibili,


evasi da mura inumidite di pasticcerie,


per farsi messaggeri


di buoni auspici e preghiere.


Eccoli, li vedi lì,


a strizzare l'occhio all'orizzonte,


i confetti che amoreggiano,


con il ricordo mai appassito di un bianco velo,


di chi, scorgendo il vero amore,


ha scoperto il segreto del commuoversi del cielo.


Li troverai a ridere,


ebbri della gaiezza,


d'un'altra missione compiuta,


fieri, indomabil Robin Hood


che rubano felicità


a chi incapace è di apprezzarla,


per farne dono


a chi davvero l'apprezzerà.