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Alla musica e all’amore,
alla vita, alla poesia
ho sempre pensato
come fenomeni speciali
estranei, contestuali
a cui poter, al più, pensare:
la mia più fastosa celebrazione,
la mia più silenziosa preghiera.

Stolto, non avrei mai pensato
a coniugare i miei sostantivi
(alla prima persona poi)
ma sempre e solo i vostri verbi
e al più alla terza;
così impersonale, riflessivo.

Complici anche voi
del fatal fraintendere.

Ma ora ho inteso bene
e diverrò tutto questo
nel divenir altro ancora.

E diverrò tutto questo e
nel divenir
altro ancora.

E diverrò altro da questo e
nel divenir
tutto ancora.