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E’ nel tramonto di fuoco
che tutto si ricongiunge.
Dalle palpebre aperte
di una terrazza di Marrakech
che guarda le strade rosse
i vicoli stretti della casbah
i carretti di venditori
gli arabeschi mori dei tetti
verdi, che coprono i muri
di pietra dissolta
nell’ombra della sera.
Dalle bocche degli hammam
escono uomini e vapore
i portoni dei bagni
chiudono all’ora prestabilita
dall’incantesimo
della perla rossa
del deserto.
La larga ferita 
aperta nel cielo
 
è richiusa
dalla terra identica
dalla  polvere rossa
dalle strade rosse
nella fitta ferita rossa
senza tempo
cade la sabbia
cade il fumo di Djemaa el Fnaa
cadono i tavoli e gli inchiostri
cadono i calici e la pelle
tagliata dal vento
della notte del deserto
cade la gente a grappoli
che s’affaccia alla sera
granelli e granelli di sabbia
cadono nel cielo
cade la piazza
capovolta
dal suo gioco perpetuo.
Nel silenzio irreale
cadono i minareti
la voce dei muezzin
come un nenia antica
risuona soltanto
nel silenzio irreale
cadono i minareti
in una litania di voci
cadono i minareti
nel canto dei muezzin
cadono i minareti
nei gorghi antichi
padri della storia
cadono i minareti
mentre un’immensa clessidra
capovolta 
scioglie il tempo

nell’acquerello rosso del cielo
e lo riconta

granello per granello
a ritroso.