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Torna un’altra primavera non uguale

 più esperta, solo le canzoni rimangono le stesse

 come i versi incisi nella memoria altera, lei

essi non alteri, alterati sì però dal limaccioso

 fiume dell’inverno che spesso ne ha coperti

 tratti lunghi e brevi di spessa neve

 di un candido e lucente oblio.

“ Prendimi qualche volta” penso e spero

 ma è un segreto che non sale mai alle labbra

“ pensami piuttosto” – il sole fa chiarezza –

questo mi è rimasto giacché non è che io

non te ne dia occasioni – non motivi –

quelli me  li canto nella mente e tu nell’astio

“pensami perchè possa pensarti io

perché io non sia solo” curioso come sono

 di sapere – ecco, un segno almeno –

che gesto compi, nel letto, la mattina sola

se mai nel dormiveglia un brivido ti prende

o a tarda sera quando la parte più debole si arrende.

Leggevi Foscolo – Mai più toccherò le sacre sponde –

dicevi,

ma non c’è differenza di terra, sia sangue sia bandiera

nel forzato addio o negli accesi intenti

radunati a schiera, che fan di te una sposa

 o una chimera.