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Occhi annebbiati di nonna nel letto,
parole e rimorsi di un saluto mai detto
confondo di notte e al buio rifletto,
mentre un respiro si affanna al mio orecchio,
gemendo ripiega al nòcciolo ritorto,
il timpano avvolto, insidiato, distorto.

Naufràgo io sono, una vita in apnea:

“Acheronte, aiuto!”,

affondando inabisso.

Perplesso risalgo, una luce mi attira
è mia nonna amorevole una mattina
di giugno, il latte scaldato
da un amore profondo
più fondo del fondo
del mare.

[dove lasciato mi sono affondare.