Quando passi davanti al mio sguardo
l’attività dei miei pianeti sviluppa un insolito richiamo.
Al tocco impulsivo del mio universo,
il tuo sorriso stirato oltrepassa il saluto come un gelido dardo,
sfreccia senza amichevole intento dal peccato che pareggiamo
a poggiar sul mio cuore, infranto e regresso in ogni suo verso.
Bastano a noi le storie di verbali abusi
questa noia di una nuova composizione della polvere
tra scambi e opinioni sulla bella e contesa ragione
vivere e riflettere dei giorni tra costumi e usi:
ogni quel dì porterà il tuo nome, rosso colante sul rovere
della creazione che fu all’innocente illusione.
Eppur, quando passi, è meraviglia vederti ondeggiare
sui tuoi fianchi equini, dondolar silente sull’indecisione
atti del futuro assassini del presente, per il tuo istinto
di solcare l’oscuro orizzonte verso un lontano giaciglio, per mare.
E se un filo di voce potesse sussurrarti: cavalca le onde con più passione
e veleggia sotto un tramonto vermiglio, per te il perdono è già dipinto.