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Colle di Sant’Elia

In un fosso di saetta, in mezzo a rombi e tuoni,
il mio compagno si stendeva al mio fianco.
Non udiva, non vedeva e non soffriva più nulla.
Tutto d’un colpo era caduto in un sonno eternamente profondo
e io vegliavo.

Vegliavo alla notte,
all’aria fresca del Carso,
all’umida terra che ci circondava,
ai lampi della mitragliatrice,
al suo corpo divelto.

Fischiavano le orecchie e
flebili preghiere rompevano
le labbra sigillate,
inudibili e inascoltate
da Dio.

Sentirsi soli in mezzo al frastuono
non è mai stato così facile:
quei bei giochi pirotecnici
di polvere da sparo
non sono altro che schegge alzate alle stelle.

L’alba spezza lo strepito
della frenetica nottata appena passata;
e anche oggi contiamo quanti sono partiti per non tornare mai più,
sperando che un giorno
il nemico ci mandi la licenza.