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Eloì, Eloì, lama sabactàni?

[esterno notte]

Un letto di aghi di pino,
cipressi e colline.

Mani lente che si muovono inconsciamente,
un centimetro più a destra, uno più in basso,
sempre più giù più giù
più giù.
Un’esitazione durata un battito,
la punta di un polpastrello che sfiora un fiocchetto di seta,
pochi istanti più distante dall’incavo della coscia,
ora, ora,
qui e adesso te ne prego,
prolunga per l’eternità questo momento e
dischiudi la tua anima ancora un poco,
quel tanto che basta perché io possa
– non mi interessa di chi passa –
di chi vede, di chi sente,
ti supplico, abbi pietà di me,
ora, ora,
ORA!

Infine, un grido mi sale alle labbra:
“Eloì, Eloì, lama sabactàni?”