Suonavo piano-forte sui tuoi glutei,
ora sono legno, troppa palestra troppo pinocchi.
Te l’ha regalato tuo zio, io zitto ti guardavo.
Eri il mio unico tavolo,
da gioco, da pranzo e da scommesse.
Voce curiosa nei mercatini.
Meridiana di Settembrini.
Non volevo che ti ci sedessi sopra
ci leccavamo bene mentre eravamo sotto.
Alle gambe si sparava quando le vedevamo.