Lì rinchiuso,
dolcemente
mi assopivo
nel rimirare
i lunari paesaggi
che andavano a comporre
frastagliati
e silenziosi
la mente mia.
Trasognato
riuscivo a scorgere
in lontananza
l’antica ballerina senza nome
che nuda e solitaria
danzava avvolta dalla nebbia.
Sorridendo
si avvicinò
e strappatosi il seno
me ne fece dono.
Tra le mie mani
questo in parassita famelico
si trasformò
ed attaccatosi al cervello
le mie emozioni
si mangiò.