Per ultimo reimparo a leggere,
fidarmi del silenzio oscillante.
Diversivi attenuati,
strati di limo a deposito lentissimo.
E tu mi racconterai della vita dopo l’amore
e tu mi racconterai degli occhi che non voglio più guardare
e io non ascolterò,
non vorrò più ascoltare.
Chiuso e lontano,
sono luce e mattino e clessidra e sabbia,
cullando una ritualità che tu non sai.
Centomila si dissolve,
uno è l’anticamera di nessuno, corre via caotico e grato.
Eppure sei un colore silenzioso e teso.
Torno al faro in macerie,
coro di un involucro nel dolce riverbero.
Accedo al generatore di nuvole,
ruggito echeggiato e consunto,
tenue blandizia puntiforme.
Scalcio e scrivo.
È il mio nuovo leggere.