Chi ti sorride
Chi ti guarda
Nei momenti meno opportuni
Negli istanti più bui
Per strada
In metro
E capisci quanta vita
E comprendi quanta ignoranza
Ti sei trascinato dietro
Ti sei forzato a vivere
A non vivere
Chi ti sorride
Chi ti guarda
Nei momenti meno opportuni
Negli istanti più bui
Per strada
In metro
E capisci quanta vita
E comprendi quanta ignoranza
Ti sei trascinato dietro
Ti sei forzato a vivere
A non vivere
Ogni volto che incontro è il tuo,
ogni voce che ascolto è la tua.
Mi perdo tra le ombre,
cercando di riconoscere
quel che un tempo è stato.
Eppure, non ci sei più.
Rimangono solo gli echi,
sfumati, lontani,
incastrati nel mio cuore come foto vecchie,
strappate e rimesse insieme
senza mai trovare la giusta posizione.
Ti cerco in ogni angolo,
riflessa nei vetri, nei sogni,
nelle parole che non mi dici.
Ogni immagine mi inganna,
sei mille frammenti di un volto che non riconosco.
Eppure ti sento,
dietro ogni angolo del mio pensiero,
come un’ombra che non scompare mai.
Gioco con i riflessi
per cercare una verità
che non ha mai un volto definito.
Ho camminato a lungo
per dimenticare dove sono nato.
Ma oggi, ogni passo mi porta di nuovo qui,
al cuore di ciò che ero.
Il vento sussurra lo stesso nome
che ho dimenticato di pronunciare.
Ogni radice ha un segreto da raccontare,
ogni pietra una storia
che credevo di aver dimenticato.
Ma non puoi mai davvero allontanarti
da ciò che ti ha fatto diventare.
Lascio che il vento prenda il mio respiro,
e che la pioggia lavi le tracce dei miei passi.
Non cerco rifugio,
non cerco calore.
Vivo nel confine tra il desiderio e la resa,
dove ogni risposta si dissolve
come la nebbia al mattino.
Il mio cuore batte,
ma è una melodia che non finisce mai.
Il dolore si ripete,
una canzone che non trovo mai la forza di smettere di ascoltare.
Vorrei
vorrei toccare il cielo con un dito,
spegnere il cervello e dirgli “tu sei il mio nemico”.
Mi condanna ad una vita di pensieri,
a non staccare mai,
a chiedermi se ho fatto del male ieri.
Chiudo gli occhi ma non dormo,
ogni notte è una lotta,
le coperte aggrovigliate,
penso a quante ne ho allontanate.
Mi chiedo sempre se tornerai.
Me lo ricordo ancora quando andavo dallo psicologo,
iniziavo il mio monologo e ripetevo sempre “ho paura che i nonni mi lascino”.
E’ successo, e ancora non me ne capacito.
La paura dell’abbandono ce l’ho avuta sempre,
ma col tempo si è trasformata in rabbia.
Mi manca il mio vero dicembre,
a natale tutti insieme,
ora so che tutto può accadere.
Mi manca mio padre a casa.
Eravamo il limone tagliato a fette il secondo prima di una poesia
Una bestia ferita che in un istante alla fine intuisce cos’è la morte
Eravamo il destino delle discoteche in rovina o degli attraversamenti
Eravamo la capacità di reggere gli urti seppure fatti di polline.
Forse qualcuno ci spiava…
Nel sonno di bestie nate da poco ma già pronte all’agguato,
o dediti alla ricerca del segreto dell’efferatezza
I figli dei pescatori li riconosci dal cappello di lana
Conoscono il linguaggio che le ancore mostrano ai pesci
Avevamo iniziato a spogliarci mentre qualcuno forse ci spiava…
La minaccia era illeggibile:
un giorno saremo terra bruciata
Una terra bruciata bellissima
un giorno saremo un festa
E’ arrivato
quel momento dell’anno
dove il freddo invade il fuori
e il dentro.
La luce si fa debole
e avanzano forti
come il vento da nord
i ricordi più profondi.
Mi domina
una struggente malinconia
e ho sempre gli occhi umidi
anche se mi metto al riparo
dall’aria che scuote gli alberi.
Tutto lentamente muore
o si addormenta
che in fondo, poi, è la stessa cosa.
Sento le mancanze.
Nessuna euforia le nasconde più.
Tra un lampione e l’altro
in quel cono d’ombra
anch’io sparisco
come il calore dell’estate.
“Mi manchi”
questo ho scritto ieri
cedendo dopo molti giorni.
Me lo tenevo per me
sapendo quanto fosse inutile
affidarlo a questo tempo beffardo e cattivo.
Se pronunci da solo
parole d’amore
tanto vale rimanere in silenzio
in armonia con l’autunno.
Ho scoperto di avere 30 anni di meno…
L’ho scoperto ieri
parlando con una sconosciuta a cui ho affidato tutto me stesso.
Quando me l’ha detto ho sorriso
come davanti ad un plotone di esecuzione quando viene colpito prima quello accanto a te…
Sapevo che non era un complimento
e il proiettile dedicato non ha tardato ad arrivare.
Sono maturo e a guardarmi sembro ancora buono.
alletto
tento
viene quasi voglia di sentirmi
ma il mio sapore è acerbo e le bocche buone lo rifiutano.
Viaggio con un compagno sgradito
Chi dovrebbe guidare non ha le capacità
l’altro è assorto nell’osservare il paesaggio fuori da un finestrino infinito.
Qualche volta si danno il cambio
e mentre uno si rilassa e sogna
l’altro tira dritto serio
ma la sofferenza è come una notte scandinava.
Quando esco di casa,
a volte,
aspetto.
Prendo le
misure
di quello che
non vedo.
Cammino,
mi fermo.
Piroetta,
cambio luce.
Disegno una
lemniscata di
passi da bambino.
Che si stupisce
di una foglia
quando cambia colore.
E di come
sia bello
il tempo
quando è vissuto.