Perdermi nel labirinto
delle nostre costole intrecciate
Un filo rosso l’unica guida
Ci tiene legati,
Destino.
Perdermi nel labirinto
delle nostre costole intrecciate
Un filo rosso l’unica guida
Ci tiene legati,
Destino.
E mentre il sole cala,
sul ciglio della strada
la fresca brezza pungente
mi copre e m’avvolge,
mi accorgo in un istante
che non c’è più niente –
né filo né emozione –
che ci leghi ancora,
se non debolmente
la condivisione della vita
e dei respiri su questo stesso pianeta.
Nulla se non, debolmente,
essere
esseri umani che vivono da un po’
in sordina.
Cadono stelle nel mio giardino
chi più grande chi più piccola
e ognuna lascia una scia dietro sè.
Mi parlano di te
e le loro ombre di me,
la loro coda di ciò che siamo stati noi due;
rimarrà un luccichio eterno
della loro caduta, della loro presenza.
Tornerò nel mio giardino, un giorno,
e le lucciole rapide mi ricorderanno
di questo momento.
Cadono stelle nel mio giardino,
e so che saran sempre le stesse:
io mi stendo ad osservarle.
C’era una volta una bambina dai capelli biondi. Guardava il cielo con stupore, chiedendosi come potersi unire a quei giochi di luce. Si sentiva molto vicina alla luna, quella luna così sola in un cielo così buio, che sapeva splendere solo alla luce di qualcun altro. Ma quando l’altro sorgeva, la nascondeva. Scompariva, finché non calava di nuovo di notte, e nel nulla cosmico poteva splendere ancora. La bambina si immaginava come sarebbe stato dormire su una nuvola, così leggera che i pensieri si sarebbero messi a fluttuare intorno a lei, per poi cadere giù, giù, in forma di gocce d’acqua. E poi anche il corpo si sarebbe squagliato nella condensa soffice. E poi, puff, un filo di vento l’avrebbe spinta via, via, fino a farla dissolvere. Ora della bambina non rimaneva più nulla, se non il ricordo delle gocce di pioggia sull’asfalto.
Rincominciando la storia a ritroso si potrebbe comunicare al mondo che io abuso di sostanze psicotrope per colpa tua, nient’altro che tua. Al diavolo quella volta che prima di consumare un rapporto mi chiesi di farlo e al diavolo ancora di più il fatto che si creò un legamento ancora più forte (tringolarmente parlando). Ora io di te non ne voglio più sapere nulla, non provo nemmeno astio, forse a volte guardo con nostalgia i posti ove abbiamo condiviso,
ma poco abbiam detto e fatto e tu hai trovato la donna perfetta
il mio volto ora freddo e gonfio, sì perché io ne sono uscita sconfitta dalla mia battaglia, anzi nostra. Io con le sostanze che mi rendono la testa come un pallone gonfiato, vorrei fosse solo di pensieri…
Ma ora ti guardo e vedo ben poco, non c’è disperazione e forse mi manca, perché almeno provavo qualcosa
ora non provo nulla
ma sappi che ti terrò con me per sempre, ogni che consumo sostanze penso al nostro rapporto a trio (io-te-droga).
Non lo lascerò mai, non ti vogliono dire
Ecco! Un pezzo di carne per cui sono un altro pezzo di carne!
zak zak
nuova carne fresca a fette
zak zak
Arriva un momento nella vita in cui ci si chiede che cavolo ci stia facendo con il proprio corpo.
A me oggi è successo e ho scoperto di averlo portato in macelleria
zak zak
poggiata su base fiore di porcellana applicata da mostruosi mani poco degne e prive di guanti vengo smembrata da servizi ignoti pronti per farne di me ció che vogliono.
un pezzo, un arto, prima uno, poi l’altro, quello inferiore e così ne resto senza….
capisci che nulla è rimasto se non la volontà di un ultimo macellaio di ammazzarti il cuore.
Tremi e con le sue sporche mani lo farebbe senza neanche pensarci due volte.
non c’è dignità nel merito di chi viene macellata/o tutti i giorni, da chi è dipendente affettivo e da coloro che sono in relazioni tossiche. Non c’è dignità perchè è stata macellata pure quella.
Fine
Mi stavo attentamente interrogando sul perché la mia vita dopo il ricovero fosse diventata stranamente piatta.
Pensavo di essere guarita finalmente invece la parte peggiore di me viene sempre fuori,
non importa quando o dove, c’è sempre.
Il punto è che non ne posso più di vivere artificialmente, ora lo so.
Ora so perché sono ancora in vita.
Non c’è più nulla di spontaneo, non c’è mai stato
Sono fatta così e io voglio sprofondare nelle mie lacune.
Vorrei averne il diritto di farlo senza dispiacere qualcuno
Se solo ne avessi il diritto…
non ti do
nulla
di mio
restituisco solo
ciò che è sempre
stato tuo
c’è una bellissima poesia
che a questo mondo m’ha seminato, così
mi son fermato ad immaginarla/
Stupido! Se penso che un mondo
possa sopravvivere lucido in un atomo
mortale
sarebbe immorale immaginare
staticamente
a fissare il nero dentro a i miei occhi,
amplifico i sensi che al massimo sento i pidocchi/
– questo è un … … che verrá continuato ogni secondo e quarto lunedì del mese, su questo stesso foglio sino al termine di “fine”