Quando esco di casa,
a volte,
aspetto.
Prendo le
misure
di quello che
non vedo.
Cammino,
mi fermo.
Piroetta,
cambio luce.
Disegno una
lemniscata di
passi da bambino.
Che si stupisce
di una foglia
quando cambia colore.
E di come
sia bello
il tempo
quando è vissuto.
Poesie
Nelle ore che sono di nessuno
Ti piaceva cambiare forma
e ora eri diventata un fiume sacro
Prima eri stella mattutina
e Io il ricordo di un alfabeto perduto
Sapevamo entrambi il segreto
per far ballare gli animali
Un corpo appena toccato dalla luce
nelle ore che sono di nessuno
Il cuore e il mare, s’assomigliano
Il battito del tuo cuore
Le onde del mare che abbracciano gli scogli
Mi addormento così, sul tuo petto
Ti sento vivo
Mi rendi viva, oceano, mare
Il battito del tuo cuore
Le onde abbracciano gli scogli
Ancora e ancora
Il battito del tuo cuore
Le onde e gli scogli
Il dolore dell’infrangersi
Il profumo del mare
Il battito del tuo cuore
Il mare
Sono in pace
In salvo dal buio della notte
Splende il sole del mattino
Il mare è calmo.
Imprigionatomi
Sento di negar questo mio cuore,
Che mai possa veder luce.
Ad aggrapparsi a tal certezza,
Che quasi tutto si offusca alla vista.
Con naturalezza, tu, la vita, l’Amore
Tra le mille volte in cui ho capito
che sei tu la persona della mia vita,
quel giorno in cui, soffocata dal dolore della perdita
terrorizzata dal silenzio, dal buio, dalla notte
Con naturalezza hai spento la luce
Con naturalezza sei scivolato tra le lenzuola e
Mi hai abbracciata, con naturalezza.
Il (mio) mondo, irrefrenabile temporale, si è calmato;
I miei occhi stanchi si sono abbandonati al sonno;
Il mio cuore al sicuro
Aveva un abbraccio
Ne manteneva uniti i frammenti.
Il dolore non faceva più paura
l’amore cuciva perpetuo ogni ferita, con estrema cura, lentamente
i lembi-di-cuore si sono riuniti, con naturalezza.
L’Amore porta il tuo nome
– e il tuo cuore –
Maya
Lo sai, mio caro amico,
Spesso mi meraviglio
Di come per andare avanti
Abbiamo disperatamente bisogno
Di convincerci di potercela fare.
Questo dolore, tuttavia,
Mi ricorda che il sogno
Potrebbe essere solo una squallida inezia
E che è la direzione
Verso qualcosa aldilà
Che conta.
Oltrepassare il velo delle dolci illusioni
Mi ha rivelato che non diventerò mai perfetto
Come il protagonista di quelle fantasie
E che mai visiterò quei luoghi meravigliosi
E se anche dovesse succedere
Non saranno mai all’altezza
Di quelle aspettative tiranniche.
Per cui, mio caro amico,
Continua pure a crederci
Ma se veramente pensi
Che il sogno sia qualcosa di reale
Allora stai solo dormendo
Perché solo se dormi
Il sogno può proseguire.
La ruota panoramica del Dharma
Quando lei vuole pregare va all’acquapark abbandonato
Pensa a quando sarà solo una scia luminosa ma invisibile
Un uomo piange al ristorante senza che nessuno possa farci niente
La distruzione di una promessa che Si serve della notte per brillare
Ci sono miracoli che sorprendono Anche chi li compie
In un panorama rimpicciolito dove ognuno ha smesso con qualcosa
Il rituale di corteggiamento di divinità mostruose e bellissime
O L’ultima preghiera di un bambino prima della scomparsa di dio
Vicino la spiaggia risplende
La ruota panoramica del Dharma
Un cavallo si ferma e cerca di imitare
un cane che imita il dio che muore
Hotel Atlantic
Due poeti si incontrano
in un ospedale di psichiatria
Sembrano Due che si cercavano
da molto tempo da molto distante
Fino a ritrovarsi sconfitti
senza avere risposte senza più domande
Nel desiderio di una sigaretta
anni dopo aver sconfitto il vizio
Quando dormendo in mare sogni di volare
Leggere la Mailing List
Mi barcameno tra rivoli impervi
Son ciottoli che guadano un fiume tortuoso
Irto, sulla cima della fine sta il divino ideale
Ma basso e rozzo è il tumulto per qualche rigo
che non ha poi niente di così epocale,
affastellato di buon intenzioni è l’intrigo
Gli anfratti indigesti per le vie del borgo virtuale
son cioccolatini al liquore scartati da bambini
Lavanda, tinder e fossette
Maledetto algoritmo,
Cupido in jeans e nike
senza cui saresti stato
un incrocio di sguardi in metro
se solo caso e scioperi
ce l’avessero concesso.
Una volta mi scrissi:
“tengo i baci in caldo,
me ne hai chiesti troppi per portarli solo sulle labbra,
ne avrò anche qualcuno in tasca nel caso”
e ora
che la tua bocca è fredda e hai le tasche leggere
ringrazio di non aver mai avuto vergogna
di chiedertene
ancora uno.
E chissà se tra le tue lenzuola
quando il prossimo match ti porterà in paradiso
sentirai ancora
profumo di
lavanda d’inchiostro e fossette
della mia schiena nuda.