Walking on tiptoes
into me
either again
or for the very first time
there is nothing
in this world
with no stain
that could better rhyme
Walking on tiptoes
into me
either again
or for the very first time
there is nothing
in this world
with no stain
that could better rhyme
Come si può
voler edificare
una
dimora
in questa società
in cui è
un deviato
a dirvi che occorre sedizione?
Segnato
Abbandonato,
Forte
Di creder nella sorte.
È la solitudine
Della notte
Che mi rende incline
A ceder alla morte.
Or or’ che taci
mancano i tuoi occhi nella notte
e i tuoi baci
come lotte.
I colori cremisi
dell’alba bolognese
accolgono la crisi.
Ormai anime tese
tra i silenzi infiniti
dei nostri amori falliti.
Esisto
anche senza
il tuo sospiro
il tuo passo fermo
il tuo sguardo su questo muro
la tua ombra sui miei versi.
Esisto.
Lurida
Celeste
Che accarezzi le trame
Di un amore altrui.
Vieta il vuoto
Mio osservare
Fisso sulla voglia
Nel fiordo di lacrime
Entro il tuo seno.
Ti ho fatta sudare e
Ho visto i mostri
Tra i miei ricordi
E i tuoi discorsi.
Mordimi.
Riprendimi dal profumo di bicarbonato
Nutriamoci dei tarli del mio cuore,
Che niente,
Le cene sono amare
E il sapore mi
Fa tremare.
Quando ti sento arrivare,
Passi pesanti per le scale.
Suoni tutti i miei campanelli,
Puntuale.
Quando ti sento entrare,
Senza troppo rumore,
Ti apro tutte le porte,
Ti faccio salire.
Accendo tutte le luci,
Quando ti sento venire.
La mia ipersensibilità
Ve la vomito in faccia
Signori del concreto.
A chi hanno insegnato a
Non piangere se sei forte
A chi troppo impegnato nel suo
Misero pratico giorno
Per perdere tempo a pensare
A quelli che rincorrono il bene degli altri
Perché non sanno sognare
A chi pensa che vincere sia
Meglio che perdersi
A chi ha paura di affogare nella mia
Profondità perché non sa nuotare.
A voi questa mia debole ipersensibilità
Ve la tiro addosso come epidemia.
Avete provato a schiacciarla come colpa
E lei rinasce e vi fa ammalare
Cavolaia che voli sull’erba
Assonnata dal sopore dell’alba
Passeggi tra i raggi slavati
Che schiariscono
Silenziosi la stanza
Che diradano stentando
La foschia sulla guazza
Che osa posarsi con te
Cavolaia
Fin sull’orlo del mio balcone;
Fragile scruti nel vaso, speranzosa
Alla ricerca di qualcosa da mangiare
Di uno stelo su cui riposare
Tu che tra foglie imbrunite e nuvole gonfie
Hai scatenato tifoni e tempeste
Col battito d’ali tuo soltanto
Insegnami ti prego
La leggerezza del vivere
Breve
Fioriscono sui rami ritorti
Rossi screziati rimpianti d’amore