Amo la parola
che posa un fiore
s’un capo già imperfetto
non che lo ricopre
amo la parola
di strofa sussurrata
un po’ rauca
non di ritornello
amo la parola
che è cornice
antica e lignea
non soggetto
amo la parola
di retrogusto
di pepe macinato
non di sale
amo la parola intricata
ruvida, stonata
che pizzica in gola.
Dubito della parola che si fa maestra
eroica nota protagonista
temo la parola che si impone
pia su realtà difettosa
perché io l’amo com’è
storta e
di sbieco.