Taranto permeata da uno strano silenzio
visi acidi tagliano il vento
guardano distratti l’intorno
procedono
in una psicotica ripetizione
affondati nell’ittera luce malata
senza sembrare umani
forse meccanismi di qualcosa
che non si vede
pilotati da ciò che non conosciamo.
Attraverso le patologiche vie,
le solite
in passi di metastasi di malinconia
che abbandonano le orme in terra
fissate per sempre;
qualche frammento di me cade
accompagna le orme
e così lascio una marea di tracce
di ciò che son stato,
inconscio di ciò che sarò
disumanizzandomi pian piano,
in ogni passo;
finché non noto poi
di non produrre rumore
di essere un fattore nella somma dei silenzi
di camminare per inerzia
guardare distratto il mondo
vestire d’improvviso
gli abiti di tutti gli altri
e agitarmi concordemente
all’immenso macchinario.