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Ti ricordi?

Quando un giorno ti incontrerò
in quella sponda che non esiste
mi piacerebbe sapessi di autunno,
come quella notte di maggio.
Ti aspettavo
sotto un Tipuana tipu
non conoscevo il suo nome
non sapevo cosa il tempo
avrebbe fatto alle sue foglie
ma una la rubai
e la nascosi tra i seni.
Così di te
non avevo altro
che la paura dell’incontro;
ma il tuo sguardo di vecchio poeta
mi sussurrò una rima nota.
La foglia sarà ancora verde
e tu mi scruterai
con gli stessi occhi foranti.

Quando un dì ti incontrerò, dicevo,
in quel giorno non detto
mi piacerebbe non mi chiedessi
che fai o come stai
ma se credo in dio
e se qualche volta ho pianto
per il ciangottio di un pennuto
di colore azzurro.
Mi piacerebbe mi dicessi
non della tua casa,
non del tuo lavoro
ma della musica che senti
quando cammini per strada
e di quella volta
che comprasti una cetra
e la suonasti alla luna.
Non capirai le mie risposte
ma mi avvolgerai
come un velo di musica jazz.

Quando ci rincontreremo quindi
in quel tempo di altrove,
riconoscerò li tuo silenzio
come quel giorno
che aveva l’odore
di rosmarino,
e senza dirmelo tu
darai un suono al mio.
E non saprò, come non seppi,
se sarai amico, fratello, amante,
ma accosterò il mio andare al tuo
e ci perderemo nella notte
come due stelle cieche
che all’unisono muovono
i primi passi di tango.
Sarà allora
che le nostre anime viandanti
si sorrideranno
come due vecchie amiche.

E se tutto questo non sarà
perché il grigio è calato
sulla mia vita disordinata,
e se quanto dico non potrà
perché il freddo ti trattiene
un venerdì alle due di notte
che sia o non sia
io ugualmente
lo voglio raccontare
perché nessuno dica
che non sia accaduto per davvero.