Assetati e stanchi,
compressi da invisibili mani,
eppur vuotati dal tempo de’ tiranni.
Alle lingue gonfiate in gola
lanciati a por quiete, si sta,
vibrando d’ogni poro vibrisse alla luna.
Il corpo si fa aere,
sospiro indugia a librar l’animo;
un mescersi di carne
col turbinar del vuoto in uno spasimo.
Tal rapir d’estasi e follia
strappa al sensibil mondo, dilata l’attimo.
A chi nulla difende
abbandonar logica
di propria vita al tremor giova,
con piĆ¹ grande diletto
al modo di Valpurga
per Atropo pie lame trova.