I bottoni non si staccano soltanto,
lo fanno solo ognittanto
e qualcuno va perdendosi.
Per questo, con ogni ago e filo
si trova almeno un ricambio.
Per questo la goccia fa un giro
e, dal mare,
ci passa ognittanto.
Per questo l’acqua
segna il confine
per dove ogni bottone
può arrivare.
Per ogni nuvola che vedi passare,
vedi il giro continuare
e nessun bottone tornare.
Raccolta: Nuvole
Zenit delle Marianne
Il mare evapora,
il male sul fondale
non sparisce quando risale,
poi cade.
Destino di sale,
finisce che fa male
ad ogni ferita da rimarginare.
Le nuvole piovono
e le gocce godono.
A fare da prisma ad una sola cosa,
grazie alla danza
ogni colore, uscendo riposa,
prende licenza.
L’aria nel mezzo,
non esiste, sembra tutto uno scherzo.
Dove c’è meno dolore,
si mischia male e colore.
invisibile
il dolore invisibile
evapora lentissimo
io, io sono il Ponte di Londra
in infinita pena
impercettibile, impermeabile
immerso, inerme
io, io sono il Tigré due volte depredato
fossile asceso in una sera spenta
spina dorsale della nube spesa
scavalca l’orizzonte
io, io sono l’acrolito
scaglia d’antico guscio, solida e percossa
in caduta irriflessa
assale silente l’istante
io, io sono