Delle voci con cui parlo
ho una storia
e ognuno è un maestro.
Lo stesso
palco a corona
di quello che, regale,
imparò tardi la parola
e ne fece vita
condivido
e condivise, egli,
la maledizione stessa
dell’altro,
che a caccia, incauto vide
la casta nudità della dea.
Vaga, ora,
con sdegno scostati i cani,
per selve, a infestare
il mondo degli altri
e non scorda mai
una nota
del suo alfabeto.