Incapaci di comunicazione
Io soltanto sono il mio tormento
e mi cullo, languidamente,
ceruleo strazio di intese smembrate.
Impasto di fioriture, silenziose nella dolce sera
graffianti cigolii sbilenchi sulle cortecce umide
lucciole che nuotano, boccheggiando
nello scuro nottambulo.
Purtroppo penso e sento
canali sensoriali distanti dall’esterno
ma comunicanti
rischiarano a volte le nubi, ma confondono i contorni,
gettandomi in un flusso ambiguo di cose ebbre,
fendenti di sale cristallino sulle ferite squarciate da cui attingo
non so placare
la mia sete insaziabile.
Butto via la voce
crepitando il vento cigola tra il fogliame croccante di nespole
acerbe.
Albicocchi in fiore
petali bianchi fluttuano lievi
aneliti di speranza verso le stelle,
punte bianche di pennelli esili nel bordo dell’aere sereno
bruno, scarlatto, nero, bianco, pervinca
il volto fugace delle nostre interpretazioni.
La calotta immensa sulla mia pelle di camomilla.