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Eccomi, perso
nell’ingombrante vuoto
del mondo reale.
Non è cupo come si dice,
ma anzi qui le pareti
delle labirintiche regole sociali
sono ricoperte di lucida e finta
carta da parati.
E non c’è polvere,
né fantasia.

Sei la più reale
tra le mie fantasie.

Credo di non saper più
scrivere
poesia.
Quindi,
non so più
amare.

Un traboccare
di pensieri
quando parlo con te,
di parole senza
sentimento.
Eppure
sei motore
di tanti miei
desideri
e sentimenti
contrastanti con il tuo
acido contrasto.
Quando gialli
s’innalzano
per tuffarsi in
picchiata dopo due metri.
Quelli che separano
l’ingenuità dalla
consapevolezza.

Come ruggine
che non curata
affonda e
mangia
il forte ferro.
Pian piano,
senza far rumore,
senza stupore.
Così il freddo
del cuore
con fare lento
mi divora.

Sei atterrata nel
mio cuore
sul dorso di
un’aquila
come di piombo
a ciel sereno.
Maestosamente.
E lì rimani,
aspettando che
l’aquila,
protesi del tuo volere,
finisca di lacerarmi il
cuore.

Prendi un foglio
bianco di aspettative
e guardami
negli occhi.
Lì dentro
ti parlo
senza convenzioni.
Le vedi
le fiamme
pronte a saziarsi?
Annota.
Rileggi

Tra il Sole
e i miei piedi
ci son solo
le nuvole.
Nuvole di piombo
viola.

Vorrei sapere
cosa pensi,
cosa ami.
Perché
forse
anche tu
mi pensi qualche volta.
Così
giusto per andare
contro
ai miei pensieri,
e magari
ogni tanto
rimandarli indietro.

Che sia
un male
l’averti persa
tra le mani,
o solo un bene
l’aver tolto,
così all’improvviso,
quel mio
dubbio
se davvero
avessi voluto
tenerti
fra le mani.