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D’estate vado in montagna

Quel che non resta sul fondo

si schianta sul bagnasciuga. Torna in superficie e fa schiuma

i bambini mettono i sassi in fila, o fanno collane:

il ritorno alla geometria che dà sollievo

si avverte l’esigenza di nutrire il presente di schiamazzi e fanfare.

Mai una pausa

potrebbe essere fatale.

rintocca l’ora

si stendono i teli, le creme sui corpi, le pance al sole

si sente in lontananza il solito treno, che sbuffa verso le dodici

il sole compie una piroetta lenta; ciclico

c’è armonia anche in quello che non piace:

nella focaccia troppo salata,

nei costumi della taglia sbagliata.

Scappa la smorfia, ora la lamentela con il vicino… poi scade anche questo

Nella sabbia silenziosa scavo un buco, dentro ci sprofonda il mio mal di testa e l’ozio

e senza trovare tesori nascosti,

vi ci vomito tutto quello che ho visto stamani: culi abbronzati e quotidianità di poca sostanza

discorsi e parole… creature appiattite nella luce

e mai una tempesta fuori stagione