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Damn Johnson

Damn Johnson.

Schiantato sul bus. Damn, sento russo che mi brucia il timpano, Boshka!
Un fratello stasera se ne è andato, figlioli, manco un addio decente sono riuscito a dirgli.
Prosecco nelle vene e Lei, fratelli, una Boshka di bronzo corvino che un abbraccio è una accoltellata.
Umidità del cazzo, è ora di un dannato Gin Tonic.

Corridoi sotteranei, segrete malvage e discorsi buii nei retroscena del palcoscenico del mondo danno vita alla commedia.

“Sei un cazzo di coglione!” Lo so Fredson, ma la poesia sconfigge le fiamme dell’inferno.
Cazzo, sto tramonto da pulman grezzo senza aperitivo sbronza le mie narici.
Vattene vecchio! Guardami, non ho niente che ti può fregare.

Vene d’oro riccioli di gin, specchio dello sguardo di ghiaccio. Sabbia amara tra le ginocchia e sei ricordo d’ombra. Carotidi violacee nel buio dei fiumi di Parigi.

Ornate d’oro i coltelli, fratelli, e catturate lo sguardo alto della Dea!
L’ordine lo eseguo, principessa, e nell’ombra dei tuoi capelli mi dileguo.
Buio e calci in faccia.

Prossima volta sull’altare del vitello ci voglio essere io!