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Naufraghe intenzioni

Fu burrasca che rintoccò l’uscio, e ti lasciò a fiato corto e gambe all’aria, come un genitore sciagurato,
sulle mie spiagge deserte.
Dentro un lungo e beato tramonto
ti raccolsi in un fiato, e ti vestii di seppia e tortora, dei miei grigi e dei miei marroni,
fumi tiepidi attorno ai tuoi occhi artici.
Dopo le corse e i fuochi, le stelle e gli archi, chi decise decise che i giochi infantili divennero per te
tortura, dubbio d’un tempo scarno, e svuotasti i tuoi occhi sul vasto blu.
Decomponiti ti prego, sulla sciuga del mio tanto pensare.
O immergi i palmi innocenti, finalmente nel mare nudo; che non abbia più segreti per te, che i tuoi capelli siano la brezza che spettina i suoi ritmi, o ancora alghe e piccoli molluschi pazienti.
Non stare più sul bordo, liberati, o muori, affinché sia sempre estate sulla mia costa, o perenne inverno.