Di voler sapere come stai
e vederti d’intorno come edera sui muri
capelli di soffioni
E di chiedere al mondo
se per caso ti ha visto, se sa cosa fai
se ancora vorresti viaggiare e mangiarti via il sole e fumare annoiato
Questa, in vita, è la mia condanna
E vorrei che qualcuno in città
mi restituisse i tuoi occhi bagnati di riso
mano su mano poggiasse le tue sulle proprie
e mano su mano le mie sulle sue
a ridarmene il profumo, l’impronta
Ti vedo camminare per le vie
del porto e del mare stesso
leggero su scarpe piombate
guardando mai in basso, mai in cielo
ma solo la linea dritta della strada
sul tuo esatto orizzonte
Ti vedo voltarti colpevole
fingendoti assorto
e sorridermi in punta di un occhio
E poi ti ricordo, cappotto sul capo
correre verso di me
gocce immobili di pioggia
grigio
i tuoi denti
muscoli accesi e
scelte su scelte brillanti
nel suono dei tuoi passi