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E giunse inaspettato il trepido sole, giunse,

tacitamente, sulle mie nuvole nere.

Beffarda speranza mi fu l’ estiva brezza che ora,

da levante, ugualmente, vela non muove.

homo, hominis, homini

Conosco un buffo animale

mente pensante e statura verticale,

tirannico sale in sulla cima,

su di un ordine da lui creato prima.

Potente.

Eterno.

Morì.

Era solo un buffo animale.

Tinta Rossa In Promozione

Fasci di luce brillante mi oscurano il volto.

Le membra si sciolgono come marmo e,

bianco di immaginazione mi faccio passivo.

Lascio una stanza piena di niente

per osare la vuota pienezza del nulla.

Cosa rimarrà di questa mia progressiva discesa in me stesso?

Niente più che una brutta caduta dal fondo

fumo

Sigaretta,

spenta

con foga violenta,

colma l’ assenza

di vana speranza.

Nebbia, densa,

di bramata essenza.

Ferma tendenza

di lenta apparenza.

Solo fumo

in questa vuota stanza.

Vedete riflessi in piatti schermi ciò che vi è imposto di pensare,

schiavi di un’ agio nichilista, seduti su vane speranze,

mai aizzati da nuove prospettive, reprimete i vostri sogni

in effimeri programmi di insensato nulla.

Come formiche in mezzo al fumo siete smarriti,

in una campana di vetro, fatta da mani potenti che,

possenti, si impossessano della vostra vita.

Rondini, libere in una piccola gabbia,

sguazzanti nella vostra falsa emancipazione,

altro non siete.

Altro non farete che compiangervi poi

per tanta stolta ubbidienza, cieca,

per chi di briciole vi nutre,

cadute al suolo.

Scarto allo scarto,

elegantemente velato,

da grandi mani

chiamate stato.

Mi ha reso sordo per diventare cieco.
Scrosciano dure manine su morbide pelli di marca,
un suono inconfondibile è questa triste altalena
di piccole dita che intrecciano stoffe.
Operosi arti dal lento fragore,
giorno dopo giorno,senza mai sostare,
generano tanto rumore da non farmi ascoltare.
Salario è sudario, sangue e dolore,
di chi, l’ ultimo nato,ha famiglia da sostenere,
venuto al mondo già maturo
tra miseria e sfruttamento.
Bambini che giocano a fare i sarti
compongono stridule melodie di tristezza e fatica.
Niente dolci e pastelli
ma calli e vesciche sulle dita.
E’ questo insieme di ritmati silenzi che sbarra gli occhi,
cercando di non ricordare il suono della propria borsa
tra le dure manine di silenziosi schiavi.

D’ amor v’ è fame,

liquore e mestizia,

digiuno di pane,

reminiscenza loquace

saturo bevo,

bramando l’ oblio.

 

 

 

 

 

Guardami, scrutami attentamente, leggimi se vuoi.

Non c’ è alcuna poesia; non ti chiedi come mai?

Tutto è poesia e nulla lo è.

Io, foglio sul muro, sono poesia.

Tu, passante a me di fronte, sei poesia.

Capiscimi, se vuoi.

Io un mio piccolo messaggio te l’ ho comunicato;

tu cosa hai da urlare al mondo?

19680

Diciannovemilaseicentottanta ore condannato a ricordare.

Ridammi il cuore, ridammi il cuore.

Di ghiaccio al suolo con una coltellata senza rumore,

sgorga il mio sangue misto al tuo sudore.

Ridammi il cuore, ridammi il cuore.

Incapace di amare in tutte le prove,

ultima condanna del tuo dolce pensare.

Ridammi il cuore, ridammi il cuore.

Tu che di rabbia riempisti il mio umore,

dipingi ovunque il nostro colore,

stringimi ancora senza farmi male,

perché possa di te ricordare

qualsiasi gentil sapore

che io dovrò baciare.