Skip to main content

21:20:22

L’anima che cerchi chissà dov’è

forse adagiata su un velo di notte

oppure

cerca di confondersi nel vespro?

Avara d’occhi

ti scruta.

Sussurra tra gli alberi il suo giudizio

e in punta di piedi danza.

Poi arriva

e ti sfonda lo sterno a furia d’amore.

Metodo paranoico-critico

Poesia è vivacità obliqua.

Liquida vivida

arte.

Il mondo insegnato

Trepidanti spazi

Geografia di abbracci

Il mondo disegnato

sul palmo di una mano

Avrò cura di te

Vorrei

di luce

ricoprirti lo sguardo

mentre respiro

questa mia sporca

gelida

rabbia.

 

Ospiti

 

La notte, stasera, è multicolore.

una tavolozza scomposta come il tuo sguardo rivolto ai tetti bagnati di pioggia.

Stanotte.

Stanotte sono ospite nel tuo corpo.

Docile amore, amando ammansisce.

Mi colpisce un’avvenente fragranza, mentre cerco il mio unico appiglio nei tuoi capelli.

Rimbomba nel petto il culmine della passione e mi sento leggera, nuvola che scappa per la scatola azzurra del cielo.

Mi stendo di fianco a te e riesco a respirare.

Ti vedo.

Libero.

Mina vagante

Occhi da orientare.
Orientali.
Persi e vaganti.
Vagare è perdere?
Perderti?
Non ne parliamo mai.

Figli d’arte

La vita inciampava tra quegli accordi che animavano la stanza

rendendola il posto più bello del mondo.

La vita

bella come il mondo

nuda come la notte.

La vita

così come l’amarti

dovrebbe essere trovare le parole per la prosa del mio pensiero.

Siamo

figli d’arte

di un dio orecchio assoluto.

Il mondo

Balla nella pancia

questo sorriso-sole.

Le strade, i pentagrammi

noi, crome sparse

io, aritmica melodia

tu, brillante voce

da un triste violino,

pianoforti notturni.

Note e stelle

adagiate sequenze

di un firmamento armonico.

Corde tese

si sfaldano

in questi petti cavi.

Gennaio

Di note dissonanti

di una cacofonia spezzata

di una musica nera come la notte.

Scale che si rincorrevano su un pentagramma scivoloso.

Oppure di una bandiera stesa al vento.

Forse di uno sguardo schivo, che fotteva il mondo

di un sorriso sfrontato.

Delle strade, del solito vicolo cieco, del tuo corpo nel quale sparivo.

Oppure della complicità, dei sorrisi carichi di tenerezza, delle occhiate impregnate di elettricità.

Delle prese in giro in un mondo serio, del ricordo delle notti.

Del profumo che mi faceva tremare l’anima.

Forse della carne, del tuo essere ribelle, del fumo che ti impregnava i capelli che mi faceva tornare stanca, stanca per averti vissuto troppo.

Di un pensiero crespo, fatto di forse.

Perché? Non so.

Fu.

Sinizesi d’anime

Scrivere a te

A scrivere te

Te scrivere a

A te scrivere

Davanti a te

Viverti

Vivere

Un giorno