Skip to main content

Svaniscono gli eccessi al cospetto del tuo

tempio –

sacro santuario macerato dalla malefica ferocia del tempo –

altari innalzati in nome della maledizione

famelica che divampa nelle viscere

 

seminando silenziosamente sassi nel mio spirito sussurro:

m’hai ucciso.

 

Ed amaramente risorgevo all’alba come

un’araba fenice ambisce all’argentea aeternitas

TU intessevi trame di morte e catrame,

crogiolandoti in certe immonde tragedie trasformavi la tristezza

nel trono che oggi

t’incorona

RE

 

REstavo

muta nel mio cumulo di carne urlante

divorando le parole che mi servivi a cena

condite con cicuta e crudele comicità

 

Ortiche crescono continuamente nel crepuscolo del cervello

m’hai ucciso, m’hai uccis, m’hai