Per quanto sospinte dal vento,
Le nuvole perdono forma,
simili ai fumi delle fabbriche.
Non c’è più casa per loro,
come un animale cresciuto in gabbia e poi sguinzagliato nel bosco,
si disperdono nel vuoto di una libertà non apprezzabile;
quasi invisibili ai cercatori di dignità,
lavorando 8 poi 16 e poi 24 ore,
sapendo che l’infinito non è lì fuori ma nelle nubi che seguiranno,
nella catena, che sia àncora, che sia prigione.
Lente vanno, solo per vedere il mondo fuori,
e poi, voltandosi, senza preavviso, il nulla.
Non più catene, niente prigioni, niente àncore.
Niente di niente.
I bambini non le guardano più,
gli operai non faticano più,
e questo fumo, e queste nuvole,
non sono diversi oltre l’odore.
Si abbracciano alla luce,
tanto nessuno li vede più,
per farsi compagnia,
tanto nessuno li distingue più.