Quale perverso destino
Scelse una sola Gorgone mortale
La elevò a martire
Per capriccio di monarca
La consacrò regina
Non del più florido
Ma del più longevo regno
E al suo collo fece partorire bellezza
Invece condannò le altre
A un’eterna rimembranza
Di come sarebbero
Di come fossero
Di come saranno
A un’eterna penitenza
Incatenate alla toletta
Un santino di rivista in mano
E cosmetici per coralli
Aspiranti soubrette senza età né fine
Senza adipe, solo vitamine
Senza rughe, solo fluctine
Non più bronzo ma tacchi
Non più serpi ma acidi
Non più ali ma protesi
Non più fauci ma piercing
Solo per gli occhi, nessun rimedio
Sfumati, languenti, azzurrati
Ma dal primo guizzo di specchio
Pietrificati