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è indicarti il muro più lontano della stanza
perché più comodo, senza nemmeno
mettere a fuoco di volere
l’olio di palma solo ora
che sai che c’era
mentre il suolo
che so ch’è cera
si scioglie
in grotta verde di smeraldo

a cosa serviremo più
tra vent’anni
sarai tu,
ma fa sì che si veda il mare
e saremo pietre da lanciare e
mura da picchiare;
alle armi
su la spiaggia
col tuo legno
scolpirai anche per me
una lancia di speranza?

01/03/16

Basta vivere per scrivere poesie

Pensa al cielo
immenso, come
ora che pugnali
allo sterno, con le dita
aprendomi a te
l’infinità c’abbraccerà
tiepida

Penso al cielo

e gramo
senza te,
nelle sere vuote
dove riempi,
nel tempo perso
che tu ritrovi,
nei ricordi futuri
immortali
giorni puri

quel colore dalle tante sfumature
che penso
che magari contenga moltitudini
che se le emozioni fossero colori
io sarei un grigio

Sarei tra l’azzurro più bianco
e l’arancione più viola,
nel mezzo dei contrari
tra meteorite al vento e
una piuma di cemento, saprei esserci
nei crepuscoli,
tra esse e ci nello scontento

 

Me tapino!

Cosa voglio?
Guardarsi intorno
troppe opzioni
possibilità
sinonimo d’indecisioni
mente aperta, cazzo! – mi dico –
figlio di puttana!
giro, giro, giro.. è come se stessi fermo
fermo e giro, come una cartomante
penso di prevedere il futuro
ciò che una decisione comporta di sicuro
e penso
e giro
e fermo

Quando pensavo che un giorno mi sarei trovato ad un bivio
non avrei mai considerato una rotonda

Te lo prometto

Perderai tutto e dall’interno brucerai,
con dolore
t’inginocchierai e lo sguardo tuo
mi domanderà.
Non soddisfatto
sarò acre.

Prometterai
promesse non mantenute,
piangerai
lacrime a te mai appartenute,
ascolterai
il silenzio delle urla tue,
annuserai solo
l’odore del tuo passato.

Il tuo sangue
acido sarà
il tuo cuore,
i tuoi occhi odio
il soffitto fisseranno
di bianco vetro
vestiranno.
Toccherai con mano
ciò che in fondo
sai di meritare.

L’estasi del bradipo

Leggerezza
come una torta troppo morbida
da tagliare in fretta,
un’aria troppo timida
per fare rumore,
come dimenticarsi
di passare le ore,

Sigfrido

Fredda, assolata
mattinata invernale
d’una movente
Firenze da smuovere,
che mente rischiara
al me pedalante,
sull’Arno
d’una pedagoga pedante,
portato a pensare
dal Wagner cavalcante:
Brunilde dove sei?
Non sono un passante!