Skip to main content

Camicia azzurra

Con quella camicia azzurra e quei capelli così scuri, ciocche tentacoli di piovra

Con gli occhi profondi, all’ingiù per il peso della tua maturità acquisita

Col sorriso raro di un Modigliani mal interpretato

Con la mandibola decisa, a tornare, di notte, nel bruxismo

Con le ciglia lunghe, perfette, così ricurve da farci un giro al lunapark

Con il mio viso che punta a te come un cavalletto per fotocamere e tu sei in un altra inquadratura

Col flash che scatta multiplo e poi rimane atrofizzato dal bagliore, dai luccichini

di chi è miope al buio e non vede altro

Con la coda dell’occhio ti fisso nella memoria, basterà per un po’

Con la coda dell’occhio giro su me stesso per morderla

Con la mia ombra mi unisco alla tua

Col tuo respiro affogo i miei dubbi

Con le mie membra evito il tuo sguardo

Con ciò che resta del cuore mi allontano

e sbando

 

Tardo Agosto

Era tra i vicoli sul tardo Agosto, la sera

Il Suo sapore, pioggia stantia, polvere sulle papille

assaporandolo mi mordetti un labbro, il sangue agì da anestetico

solo il sangue è anestetico

MDMA per cavalli vincenti

quelli dati 125 a 1, quelli su cui nessuno scommette.

Guardando il marciapiede immaginai il traguardo, la volata finale

la stavo percorrendo, trionfante Adige,

San Fermo in lontananza,

quale vittoria, quale speranza,

se non la pace, la Sua fragranza

la pace, la Sua fragranza

 

 

 

 

 

 

 

Sindone

Eppur non ti vedo

sindone caucasica

pallido lenzuolo bucato

ma da dentro sovvieni

 

spirito languido subito

poi ti accresci a pienezza

quando parlo di te

al tarlo dei miei perché

così presente

così tangibile

un sfera che interseca una linea retta

tutto risolvi

io semplice divisione tu esponenziale potenza mi invadi,

tutto torna,

tormenta.

 

In me

Comincia con un indolenzimento,testa pesante, il collo diviene inesistente, il pensiero vola letteralmente, l’occhio sorvola le profondità, le intuisce ed assapora in un istante eppure pare vacuo, inespressivo, il pensiero diviene reale, sarei stato in grado di distruggere con la sola forza delle parole, ero io. Leggero divampa il tremore al cervelletto, il corpo diviene piatto, il cuore raro ed energico al limite della tachicardia, si scarica tutto sull’anima. Emana onde di inquietudine pura, tensione allo stato brado, li sono. Mi dileguo talmente alte sento le vibrazioni, li, sulla parte posteriore del cranio, la mano trema, più di sempre, fisicamente non riesco ad accettarle, le accolgo ma non le accetto, implorerei sedativi. Come un turbine nessuno capisce cosa stia succedendo, riescono a cogliere solo il disagio di vite che furono e saranno sempre, inequivocabilmente, saranno sempre e saranno spesse. In me.

Petali

Con un leggero frastuono posi il petalo del tuo fiore dentro me

Macigno che precipita nel vuoto dell’universo di cui tu sei genetrice

Per percepirne le vibrazioni, tanto silenziosa e  candida è la sua caduta, poso il viso sui tuoi seni

E di scatto li divorerei , lesionerei la tua pelle, risucchierei le tue labbra, corroderei le tue ossa, addenterei il tuo cuore, inspirerei la tua anima per entrare dentro te e divenire insieme senza corpo ma solo petali

che si posino

uno sull’altro

 

 

13 Luglio

È difficile trovare una dimensione

soprattutto se ne hai solo tre

a disposizione

Palpitazioni oniriche 1

Ti ho sognata, o meglio, in preda al delirio notturno ti ho adoperata per curare la sofferenza, calmare i tremori, ci conoscevamo da una vita pur non essendoci mai parlati prima.

Che siano rimandi di qualche vita passata? Preludi di vite future?

Allietavi così persino il pensiero del nulla che ci aspetta, liberazione dal cappio stretto che utilizziamo per sorvolare questa terra fatta di pungiglioni

Era molto tempo che non ti sognavo così genuinamente, prima eri una sorta di fissazione, crocifissa nei meandri di non so che sostanza, organo o anima vitale

La tua immagine era bellissima tanto da riportarmi al porto, così immensa da non poter contenere alcuna luce alcun faro ma essere essa stessa casa e cielo

Bara

Guardo al mio futuro con le mani incrociate sopra il petto

già pronto in caso mi dovessero trovare

magari spiandomi dal buco della serratura

o intravedendomi nel riflesso della pioggia

che discende dagli occhi

quando si è tristi

Attendo e continuo a sperare nella liberazione di questo corpo troppo denso per questo pensiero così rarefatto

Guardo avanti e attendo, mischio questi due movimenti fino a fonderli

in un ricordo

 

Serena

Detergimi col tuo volto

Inquinami con la tua anima

Rendi me assorto

Pulviscolo di Fatima

Ustioni

Ti avverto

bastone tra i raggi del sole

precipito inerme nel gelo

delle tue

ustioni da illusione