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La Finestra

Ginevra mi smembri

sembri Eva che macera uva

balli e calpesti i chicchi

mi chiamerai Federici

Il mosto sui tuoi piedi

sono aloni sporchi sui mie vetri

pelli i daini,

patate e carte di giornale,

cronache, le pagine dei morti.

Volti stridono lacrime miei Vetril.

Dediche.

Incipit.

Largo in un pugno di parole perchè si pagano.

Uscite, la fine.

Ripulite la Fine.

Fategli il Rolex.

 

 

Il tavolo dello zio Dario

Suonavo piano-forte sui tuoi glutei,

ora sono legno, troppa palestra troppo pinocchi.

Te l’ha regalato tuo zio, io zitto ti guardavo.

Eri il mio unico tavolo,

da gioco, da pranzo e da scommesse.

Voce curiosa nei mercatini.

Meridiana di Settembrini.

Non volevo che ti ci sedessi sopra

ci leccavamo bene mentre eravamo sotto.

Alle gambe si sparava quando le vedevamo.

 

 

Tattile

Tattili vedo i tuoi zigomi

Tattili i tuoi sorrisi

Tattili le iridi

Tattili i capelli oro

Tattile l’addio che mi dicesti voltandoti

 

Tattile il sapore della tua lingua

Tattile la spremuta delle tue meningi

Tattile cibarti della mia ombra

Tattile cibarmi della tua ombra

Tattili le tue parole come cera calda

 

Tattile il suono su cui balli

Tattile quando gemi

Tattile quando tremi

Tattile quando assordi la stanza

Tattile il tuo dire: “…Luca…”

 

Tattile il profumo del tuo collo

Tattile la scia della distanza

Tattile il tuo far girar tutti

Tattile il tuo Montale

Tattile l’odor della tua saliva

 

Sole tattile il tuo sogno, solo tattile

 

 

Rossetto

Al supermercato, rossetto.

Ho comprato l’olio 31, poi ti ho vista, mi hai visto.

Io ero all’automatica tu battevi cassa.

Domani tornerò, a comprar il tuo sguardo, mi farò la scorta e dovrò venir a pagarlo da te.

Non ci sarà il 10% e avremo sempre le nostre vecchie mascherine piene d’alito e alcol.

Orgasmo sarà sentirti dire: “ Bancomat o carta?” “Sono 2 milioni di euro?” “ Grazie e buona serata!”
“ A presto”

E riecheggerà fino a casa

Fine

Io non avvertirò mai la fine, tu sole sola i raggi

Le mie grida nel vuoto sono sempre state l’intimato silenzio fino al 3 Aprile 2020. E così per sempre echeggieranno.

San Remo 1989

Di Amadeus c’è solo Mozart

Della Rai c’è solo il 3

Sguardo vacuo su San Remo

E rammento solo te

Il Mio sguardo è un Tuo riguardo

Affiggi su me il tuo cuor di chiodi afflitto

I miei meccanismi di difesa, con te, si arrugginiscono

E rabbia rimane e collima

col perder sonno e ragione.

Irrequieto infine dipano

l’altro me che mi blocca la mano

dal tremor che sboccia da dentro

e sicuro recide sto scempio

che scorre su vene e premure

di anime mai appartenute.

 

poi torni e svelto rinvengo

poi torno e svelto ri svengo.