Nel giardino dei Getsemani
osservai il maestro
prostrato dal dolore
e assediato dalla paura
all’avanzare del destino inevitabile.
Io compresi la natura dei moti del suo animo
ma, come ogni uomo,
la muraglia del mio sguardo soggettivo
mi impedì di carpire la verità
e la mia mente s’illuse
che la sua passione
non mi avrebbe mai riguardato.
Così, dopo aver consumato la vita,
all’ombra degli ultimi giorni
venni trovato dagli stessi spettri
che perseguitarono il maestro sul monte degli ulivi.
Al contrario di lui però
il mio cuore e la mia volontà non riuscirono a trascendere
un’esperienza così devastante
e fino all’ultimo tentai invano di evitarla.