Nel buio della notte, sospiri sussurrano.
Tra le lenzuola di seta i corpi si avvicinano.
Sotto il manto di stelle danzano due anime ardenti in un sogno avvolto di desideri incandescenti.
Al risveglio, solo il ricordo di un amore fugace.
Nel buio della notte, sospiri sussurrano.
Tra le lenzuola di seta i corpi si avvicinano.
Sotto il manto di stelle danzano due anime ardenti in un sogno avvolto di desideri incandescenti.
Al risveglio, solo il ricordo di un amore fugace.
Ci incontravamo sempre in città diverse scopavamo e ci salutavamo
Come due spie in un romanzo giallo o nella casa dell’ amore
Avevamo l’aspetto di chi siede gravemente ferito in un bar della stazione
Guarda i piccioni e ride nell’anniversario della fioritura del suo dolore
Poi Nel film un attore in bianco e nero ha detto a bassa voce:
L’unica regola che esiste è quella del dimenticare quella delle more di gelso
Tutto somigliava ad un quadro di Hopper che fa piangere i bambini
Alla sparizione di un amico legata ad un giro di scommesse
Inutili testimonianze fanno la fine della pioggia che cade ormai da giorni
Il solo rimasto a sapere cosa sia accaduto fuma una sigaretta al fiume
Ha le scarpe ancora sporche e non le pulirà. Ci penseranno i cervi
A sconfiggere le offese e guadagnare un nuova semplicità
Mi vedo nuotare in una piscina verde
E chiederti se posso entrare nelle tue profondità
Ti parlo di poesia e ti racconto di pericoli pronti a scoppiare
ti parlo del mare, di tempeste e dell’ attesa degli insonni
Un faretto ti illumina nuda su un divano marrone
Sotto un cappello nero con una collana di perle
“Vorrei tenere i tacchi” mi hai detto mentre guidavo,
“Di desiderio si può morire?” “Purché tutto abbia fuoco”
La tigre era tornata ancora a benedire la mia solitudine
Portata della sabbia del deserto o dalla spuma del mare
Su questa spiaggia di santi di poeti di pirati e di tossici
Con in dono la visione dei nostri incontri nelle vite precedenti
Il giocattolo di una sirena era la conseguenza imprevedibile
Del tuo dare da mangiare ai pesci e ai cavallucci marini
Le cose tardano, a volte si perdono non arrivano, mi hai detto,
Andiamo ad abbeverare i cavalli, lasciamo dormire i cani,
sono stanchi.
Ero la chiave d’evasione non l’evadere
Ero il papavero non l’oppio
La vetrina dove cade l’occhio
D’un negozio in vendita 6 anni dopo
Ero il capro espiatorio
Ero la capra sotto la panca
Stanca, resistevo a ogni chiusura
Tu, senza usura, dicevi di non respirare,
che l’aria, fa male
E io, io ti credevo.
Alcolica attesa
soluzione chimica.
Scioglie castelli
in aria.
Disinfetta ferite
delle disattese
in domeniche
d’inverno.
Sempre vestite
di futili speranze.
Futili come le more.
Una voragine ricucita male
Sul polso sinistro
Quando piove fa male
Il dolore di una vita finita e rammendata
Ora un braccialetto
Con il nome di casa
Copre il mio dolore e
Colma d’amore
Sono tornata a vivere
Ti ho ringraziato
Quella mattina davanti al mare
Pioveva e amo la pioggia
Pioveva e amo te
Che mi hai regalato, con uno sguardo, un sorriso
La vita che pensavo di aver lasciato incastrata altrove
La vita che avevo abbandonato, rinchiuso
La vita che ho sempre avuto paura di vivere
tu
mi hai regalato
La vita che non avevo il coraggio di vivere
tu
mi hai regalato
La fame
vivere
Tu
La fame
esistere
Tu
Sazi
I sensi
Il cuore
Tu
Riempi
Di vita
Tu accendi
Me
Che ero spenta.
Sono viva
Mi sento
Ti amo
Si cerca di guardare avanti
In questa cambia di matti,
Riempire di tutto il tempo
E lasciare agli altri la fatica di trovare un senso
Soffia il vento, trascinandosi
dietro versi d’amore, inevitabilmente
sordi al tuo cospetto.