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Τολματον

Mi par simile alle dee,
profumate chiome di viole,
Di crochi e rose sanguigne,
Lei, che di braccia rosate e dita
Affusolate brama non ha, che
Accanto a me sorrisi di miele
Dedica a te, fiele dei sensi.
Sorseggiando l’amarezza
Avida dei nostri imbarazzati silenzi.
Ed io, tra di voi, più non ho
Sufficienti forze per fingere,
Più voce, nè fiato, nè calore
Ho, nel corpo che accanto a
Lei sosta inerme, davanti a te,
Simile a piombo, mentre per me
Tutt’al più non resta che il dolce
Tartaro notturno che mai Zefiro
Conobbe di Vere. Tra sospiri
D’indifferenza si aggira il cuore
Mio che mai non reclama di te
Che uno sguardo d’intesa.
Eppure so che ben presto
La seguirai, lei ben presto
Amerai, perché è questo che vuoi:
Attraverso il dolore imparare
Ad amare. Ostaggio e premio
Di consolazione, mi incateni
In un gorgo d’insaziabile pena.
Nulla di più si può sopportare…