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Due punti e a capo

Arduo

Immaginare qualcosa di più dolce di (due punti e a capo)

amarti, senza amore

averti, senza possederti

abbracciarti, senza stringerti

vederti andar via, senza perderti

sentirti, senza vederti

capirti, senza ascoltarti

sentire il tuo profumo, senza annusarti

godere del tuo sorriso, senza scorgerlo

Di colpo l’amaro e il risvolto della medaglia mi è subito chiaro

Non c’è niente di più doloroso (due punti e a capo)

Delle tue lacrime,

di vederle scendere, senza poterle asciugare

Del tuo cuore,

di sentirlo, silenziosamente, frammentarsi in mille pezzi,

senza poterlo curare

Del sonno che ti avvolge, per disperazione

senza che possa dormire a fianco a te anche io

Delle esplosioni della tua mente, della tua rabbia, senza poterla placare

Delle tue mani ruvide, senza poterle accarezzare

Delle tue manie

Della tua insoddisfazione, senza poterla risanare

e di tutto quello che occasionalmente sei

senza poterlo accettare

se è vero che siamo un insieme di parti in un oceano di insiemi

se è vero che siamo mille colori e un’orchestra di suoni

non posso far altro che coglierti e velocemente rubare

quando tu, puntuale

e in apnea, tra le infinite pennellate di un dipinto astratto,

e ancora tu, divertito

e distratto

rapidamente ti volti

e spensierato

mi sorridi.

Isola

Mento,
Ne ho voglia adesso
si,
Mento
Ne cerco un altro
Va bene uguale
Ad ogni modo,
Mento

Di specchi sporchi
Di letti sfatti
Ne ho visto pochi
è vero a tratti
ma comunque,
Mento

Fumo perché mi piace
Bevo perché mi diverte
A mio agio solo quando tutto tace
Credo di muovermi ma sono inerte

Questa parte non mi piace
Lo penso
e forte lo sento
ma come vedi,
in ogni modo
Mento

Isola non sono
Isola non voglio
Isola non mi piace

Sorpreso adesso non sei più
le mie parole, in te, non provocano alcuno sgomento
Ora sai di poterti fidare
sai che non mento
quando dico che in ogni modo,
a qualunque costo,
Mento.

Distimia

Sole che sorge
La gentilezza che porge
Nonostante la pioggia
scoppia sto cuore
Che sul petto s’appoggia
Allora
Affondi radici
Con affanno, nel fango
Per poi ritrovarti
In una danza di tango
Arriva la sera
Che ormai sei chimera
Riposi
Consapevole
Di aver creato
L’ultima di una serie
Indecifrabile
Di te

Idealizzazione

Non resta

Di te che un contorno

Da riempire

Con tutto ciò di cui ho bisogno.

Tieni

È quello che ancora non è
Ma che potrebbe
Che viene
Completamente
Sotterrato
Da ciò che è stato

Proprio d’innanzi
A ciò che è stato
Senz’altro
Perfino chi ti precede,
Che t’assicuro
C’è passato,
Retrocede

Assorbita
Risucchiata
Tritata
Estraniata

In Ciò che è adesso non resto
Figurati per quel che sarebbe
non ora
ma presto

E si resta così
A vivere quel che stato
Che davvero, poi
Non lo hai vissuto mai

Ti veste come lino
Ti insegue come ombra
Prepotente lui ritorna

Ti rassegni a questo vizioso
E paradossale
Gioco della mente
Che in un momento
Come questo
È assente

È si perché ti dirò
Che mentre io qui
Scrivo e scrivo di pensieri
Che un titolo non hanno
Lei altrove gioca e si diverte
A raccontarmi storie
Diverse e dolorose
A me care o divertenti
Di volti lontani
Di storie già sentite
O Di orizzonti già goduti

Lei dice

Leggero
Nuota
Il pescetto nella bolla

Leggero
Gioisce
Nel guardare tutto quello che c’è
Attraverso quel vetro
Intorno a sé

Vedo, vedo
I mille colori
Vedo, vedo
La pioggia lì fuori
Mi muovo così
O forse così?

Vado di là
O vado di lì

Presa la sua decisione

Il pescetto
Finalmente si fa coraggio, si muove
Lui vuole davvero provare cose nuove

Si avvicina
E
Si avvicina

“Era trasparente e così non lo vedevo
Era tutt’attorno e così non ci pensavo
Era tutto lì
Fuori da me
Fuori da qui
Ma libero non sono
Bella l’illusione
Io, destinato
Ad una vita
Di sola frustrazione”

Non gli resta che tornare al centro della bolla,
ora lo sente
Freddo quel vetro tutt’attorno
Perfido e spavaldo
Nel mostragli quel mondo
Che mai davvero suo sarà

Ed è così che va

In Ciò che è adesso non resto
Figurati per quel che sarebbe
non ora
ma presto

Lei le racconta
La mia mente si diverte
È vetro tutt’attorno
E mura di zucchero
E su di me crolla
Ancora un volta
La tristezze di questa bolla.

Comincio a vedere
Chiaramente
E a ricordare
Serenamente

Ma ora mi spiego

Lo ricordi il pupazzo?
Col cotone
Al posto del cuore
Con le lame
Al posto della lingua
E le spine
Al posto delle dita

Che beffa
Che buffa
Che goffa

Che stoffa

Ho piantato un pupazzo
Nel giardino
Al centro del chiostro della mente mia
Un pozzo al centro
Mura marroni attorno
E della pace
Quella silenziosa

Ho piantato un pupazzo
Nel giardino della mia mente e
Cresceva rigoglioso
Nel chiostro della mia mente
E cresceva robusto
In mezzo ai fantasmi

Nel giardino della mia mente
Ho piantato un pupazzo
In un angolo del chiostro, nella mia mente
Ho visto crescere un pupazzo

Ho chiuso gli occhi poi
Spento le luci
Socchiuso ogni finestra
Nel giardino della mente mia
E i minuti sono diventati ore, poi giorni
E quando sono diventati mesi
D’un tratto
Abbandonata quella strada
Bugiarda e parallela alla vita mia
Ho smesso di contare e vi sono tornata

Ho aperto gli occhi
Acceso le luci
E dopo aver spalancato ogni finestra
Ho visto finalmente cos’era diventato

Non ti mentirò
Mi ha terrorizzata
Ho perso sonno e riposo
Quel silenzio nel giardino della mente mia
È diventato temporale
E tra i fulmini e la pioggia e il vento
Ho preso coraggio
Perché era il mio posto
Il mio giardino
Il mio piccolo chiostro
E lui se ne era impossessato

Mi sono avvicinata e mi sono resa conto
Che invero
Solo il suo aspetto era spaventoso
In realtà lui era inerme
Immobile
Era un pupazzo
Mostruoso
Ma pur sempre un pupazzo.

E come si fa con gli arbusti secchi
L’ho stracciato dalla Terra
Ne ho interrotto la linfa
Strappato le spine una ad una
Strappato le lame una ad una
E con attenzione
Ho radunato ogni sua parte al centro del giardino
Al centro del chiostro della mia mente
Gli ho dato fuoco
E l’ho ridotto in ceneri
E quelle ceneri le ho gettate proprio al centro
Infondo al pozzo

Ora che è tornato il sole
E il silenzio
E me al centro
Che torno a crescere rigogliosa
In quel vaso di resti,
non resta
che qualche domanda

Chiedimi scuse.

Perché non lo vedevo
Perché non lo volevo
Perché non lo sentivo
Perché non mi ascoltavo
Perché non ci pensavo

Perché non mi curavo
Perché non ti cullavo
Perché non ti ignoravo
Perché non ti prendevo
Perché non mi stringevi

Perché non prevedevo
Perché non mi opponevo
Perché non mi ostinavo
Perché non ci credevo
Perché poi non restavo

Perché alla fine partivo
Perché mi ricostituivo
Perché poi sorridevo
Perché finalmente respiravo
Perché vivevo
Perché quindi tornavo

Perché restavo
Perché nel cuore soffrivo
Perché tremavo
Perché cambiavo
Perché ti spingevo
Ti strattonavo
Ti bastonavo
Ti sminuivo
Ti sgretolavo
Ti spezzettavo
Perché non morivi
Perché in realtà, lentamente, ti spegnevi

Perché anche tu soffrivi

Perché non me lo perdonavo
Quanto ti odiavo
solo perché ti amavo

E adesso?