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Livido bitume

Vorrei risvegliarmi
da questo lungo coma
di paziente sentimentale
da insolite lamentele

uno stato di quiete forzato

sono materiale in decomposizione
maleodorante e decadente

zona di comfort bestiale
intrisa di malessere ristagnante
ed apatia semipermanente che
sapientemente t’inglobano e
ineluttabilmente provocano
un sanguinamento emotivo.

Il colera ai tempi di Jane Austen era l’amore per l’eterna giovinezza

Come Anne Elliot dopo otto anni
sposò il capitano Friedrick Wentworth
e Florentino Ariza rimase in bilico
per altri cinquantuno, più nove mesi e quattro giorni
sognando Fermina Daza

io, se necessario, ti attenderò un secolo
quantunque questo significhi
una non vana speranza.

Fino ad allora la mia vita
sarà un’istantanea dei miei
vent’anni, anche quando essi
saranno moltiplicati per cinque.

Il mestiere di vivere

Scrivi mia cara:
scrivi.
E vedrai che la solitudine
sarà, solo, un dolce
abbraccio
nel quale ti sentirai
cullata e accarezzata
da splendidi e irripetibili
ricordi.
Non ti abbattere se
all’inizio sarà
un insuccesso.
Imparerai scrivendo
il mestiere di vivere.

Il peso della Primavera

Un fiore dal gracile stelo,
sorretto da delicate dita,
si agita del vento.
è impaziente di liberarsi
da quella stretta,
apparentemente debole,
ma straziante ed opprimente per lui.
Crede di non potersi
disfare di questo macigno.
E, non potendo vivere
schiacciato dall’ombra
di un così rigido inverno,
morirà un attimo prima
di scoprire che l’attesa
di un solo giorno in più
gli avrebbe permesso di vedere
la Primavera.

Il silenzio del N° 12

IL SILENZIO DEL N° 12

Chissà per quale oscuro motivo
per dire che non si ha
voglia di scrivere,
che non si hanno idee,
sia necessario proprio
ciò che la nostra mente
in questi momenti rifiuta.
La scrittura è
la droga degli esuli.

Ascolta
come le onde del mare
si infrangono sugli scogli.

Sconquasso
Rottura della perfezione
il suono di una natura dal cuore
potente e distruttrice.
Il riverbero dell’acqua marina
si propaga nell’aere.

swish, splash, sbam!

Immobili io e te assistiamo
al vorticoso spettacolo che
costantemente
tumultuosamente
si ripete dentro di noi
ogni volta
che si incontrano
i nostri orizzonti.

Foxtrot: manuale per l’uso

Non è stato tutto inutile.

La stanchezza
al risveglio dalle notti insonni,
le lacrime
che hanno bagnato il mio viso,
i crampi allo stomaco
venuti perché convinta
di sfamarmi pensandoti,
meditando sulle mie labbra
appoggiate sui tuoi occhi.

No, non è stato tutto inutile.

Non ho bisogno
di rinascere dalle mie ceneri,
non sono mai stata Fenice.
Per tutto questo tempo
mi hai tenuta in vita,
seppur a modo tuo
nella tua ombra.

Non è stato tutto inutile.

Ricordi ancora il Jazz suite?
Da quando ho capito che
da sola posso brillare,
non piango più
con quel Foxtrot.
Ora, finalmente,
rido.

Grazie

Ti ringrazio
Ti ringrazio per non avermi amata
e per avermi fatto perdere la testa
pensando che ricambiassi.

Ti ringrazio per gli sguardi celati,
per le parole non dette
per i discorsi a metà.

Ti ringrazio per quelle volte che
mi hai fatto sentire capovolta,
messa in discussione,
rifiutata, tradita e debole.
Ti ringrazio perché, ora,
so di non essere così.

Ti ringrazio soprattutto per le illusioni
senza le quali non avrei potuto scrivere,
non avrei potuto desiderare il meglio,
accontentandomi della mediocrità.

Ti ringrazio, ti ringrazio davvero,
perché chi vive di sogni
non invecchia mai.

VERTIGO – III ed ultima parte

Inquietante creazione
e disfacimento
di coppiæ.
Vertigo
la vertigine
la voragine
virtuosa gira
su di sé che
non oso guardare giù.

UNA FINESTRA SUL CORTILE – II parte

Testa mozzata, ombre virtuali.
Una luce si accende, geometrica
una sagoma mi spia, mi segue,
m’insegue
mi afferra la treccia
le unghie affondano nella carne
non sono abbastanza veloce.
Mi abbandono, è libidine
dolcemente mi parla
provocante mi sfiora
procace mi assaggia
lentamente mi uccide.