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La luce rinascente sulla parete
io invoco

mi spiazza, seducente
e non è un equivoco.

Chissà che idea distorta avrà di me
oppure morta
ma mi conforta
e mi trasporta

aprendosi in un varco
di grandezza cosmica:
ecco: il mio battito cardiaco.

Mi hanno consigliato di drogarmi di endorfina: è la ricarica più genuina che esista.

E rido, sì, rido perchè fa bene alla salute e non lo so cos’è la felicità, sono cose che nessuno sa.

Ma mi sento piena quando sono in mezzo al verde e al blu con i tuoi occhi camaleontici che forse un po’ mi desiderano anche se ancora non ci credo

e quando c’è l’arcobaleno da acchiappare laggiù in fondo e i chilometri che avanzano e il respiro affannato (non so se a causa della pendenza o della tua presenza) e i capelli spettinati dalla vita imprevedibile che mi porto sulle spalle (volentieri) con dentro tutte le scelte sbagliate ma soprattutto quelle giuste.

Sarei potuta nascere con l’obiettivo di diventare spazzina (che per carità eh…) e invece guarda un po’: ho un pizzico di pretea di portare un po’ di sole in questo mondo un op’ troppo cattivo.

Lascia essere
come è il sapore della pelle:
senza questionare ti invita ad assaggiare ogni piccolo schiocco
di brio
di brivido
che lascia un livido
colorito,
variopinto.

Nascosta tra le calli
rimango inebriata da prospettive
e lenti movimenti a cui mi aggrappo per alleggermi dai rumori.

La bilancia, poi, segna comunque malinconia
e mi lascio attraversare dai rapidi fari di luce a intermittenza.

Ingoio sapori sgranati di cui ingrano meccanismi soporiferi giacendo inerme
solleticata dalla vita.

Soffia me
Tra mille palloncini.
-Perché non riesci?-
-Non ho il fiato.-
-Provaci.-
Si è sgonfiato ed è volato via.
Non arrenderti,
vallo a cercare,
riconoscimi e ti presterò un po’ del mio fiato
per ricongiungerci dentro il palloncino-mongolfiera.

Non so sintetizzare
né sincronizzare
le emozioni
in relazione alle mie vibrazioni.
Che siano allucinazioni?
É un assembramento di farfalle
che al posto di guidarmi al Giardino dell’Eden,
mi corrodono la pelle
e io non so mai
se casomai
resterai
o mi farai cadere come shangai.

Voce

Se volessi dare un nome e una voce ai tonfi che sento nel cuore quando si fa male, non ci riuscirei, perché sono insonorizzati dalle gocce di pioggia che battono sulla grondaia, quindi nessuno li sente…nessuno mi sente.

Stuzzico la mia dignità
amoreggiando con i castelli d’aria
spacciandomi per felice
e schiaffeggiandomi da sola
con le parole
misere
degli altri.

Sapevo che stavo rischiando
ma questa volta volevo farla franca: volevo crederci
(in un’epoca in cui mi fido di poche cose)
e riscattarmi
da tutte quelle volte in cui
o ci ho creduto troppo
o non ci ho creduto abbastanza.

Spoiler: la prossima volta non crederci!

Fa caldo
ma c’è vento:
ho freddo.
Mi assopisco
ma devo stare all’erta,
improvvisamente sono completamente sola
con la natura.
Mi addormento.
Ritorno a respirare, non mi sembra vero
ma poi crollo e sbiadisco l’inchiostro,
maldestra.