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Avanguardia

Posso avanzare col passo infastidito della pioggia,
andare avanti e reggerti la porta
ma non ti lascerò passare a capo chino
e con le mani in tasca.
Posso aspettare che tu sia abbastanza vicino
ma proseguirò oltre la soglia senza farmi sorpassare.
Dovrai usare le mani o imporre il piede
per non rimanere

fuori.

Ho scritto troppo
e non ho detto nulla.
Ma ho lasciato un po’ di me sul foglio.
Ho perso qualcosa di mio.

Ma io,
di me,
sono sorgente infinita.

Antichità

Cosa ti aspettavi dai figli dell’ermetismo?
Da figli bastardi dei futuristi, in odore di postmoderno?
Cosa ti aspettavi da noi?
Non so proprio darti musica, fiori e campagne.
Perché hai chiamato, se sapevi?

Potrei vendere un po’ di disprezzo.
Ma ho promesso che non ci avrei lucrato.
Potremmo far fortuna sui doni della sorte?
No, non credo che lo faremo.

Fede

No, non c’è un perché questo raggio di sole mi trapassi le carni,
non c’è un fondamento portante pregno di retorica pronta a sgravare sulle vostre
decomposte rimostranze indegne.

Solo sei.
Sei solo.

Due folli parole dove sei non è numero ma essere:
ovvero l’inutile ammissione della necessità di sentirti simile.
Un prodotto nauseante di pregi e altre categorie aperte.

Tre sono i presenti doni che pretendo, tutti per scivolare
sudati e accaldati
sulle solite tristi sorti di chi è solo mimesi simmetrica

sonno, silenzio, solitudine

soltanto.

Tre parole capaci di racchiudere in un prezioso scrigno
tutta una vita passata a vagheggiare di arte e distanze.

No, non c’è un perché se sono così sicuro di sentire di essere.
Ma lo stesso raggio di sole continua a straziarmi le carni
ed io continuo ad aspettare le cure della notte.

Meditazioni fluviali #1

Se i giorni scorrono
come dita su insenature
allora è facile che
quelle stesse insenature
a guida delle dita
turbino l’irreale quiete.

Perché il fiume non ama cambiare letto
ma il letto spesso non sopporta a lungo il fiume.

Converrebbe cominciare a considerarci letti
e non fiumi.

Siamo solchi

a guida di qualcosa che ci consuma

con il solo scorrere.

Il potere del poeta

Il vero potere del poeta

risiede nell’elemento base

di ogni altra scienza.

E’ l’autorità di apporre un punto fermo

per chiudere il discorso.

Fine

Si vive di cariche erotiche ed eroiche.

Tutto il resto rimanda alla morte.

Questa morte è destino, niente di eroico nell’opporsi
niente di erotico nell’accettare.

Solo una parola stupenda e terribile,
fine.

Ha perfettamente senso.

Meditazioni fluviali #2

E’ tempo di considerare di nuovo
l’allegorica visione del fiume:

nessuna morte è il mare,
nessuna nascita è la sorgente.

Nessuno parte da monte per arrivare a valle:
questo è l’inganno dei profeti. Degli eremiti.

Siamo solchi, con la vita
che scorre dentro assieme a detriti, residui,
animali e piante.

Siamo la distanza che separa la vetta dalla foce.

Siamo una distanza, per questo siamo soli.

Siamo statici per natura,
privi di energia nostra,
la nostra energia è la nostra rovina.

Non scorriamo in nessuna direzione
per questo non abbiamo senso.

J.D.M.

Stai leggendo
una poesia nella poesia.
Non è per te che è stata scritta
ma se avessi
la forza di farti rapire
saresti strafatto,
immacolato,
nella cornice
tra il testo e il forse.