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M.01

vuoi mettere? –

Essere Re tra i poeti

che dei mortali.

D.01

Una poesia per aspettare le parole,
il suono, il silenzio.
Parole accese
nelle mani
il suono. In silenzio,
una poesia ad aspettare le parole.

Forti uomini certi
guardano negl’occhi.
Ridono in faccia alla morte.

Certe altre donne
le guardi
danzarci, cantare per lei
e tutta la sua corte
– amarla, nella notte.

Lassù in quella casa in collina
non ci ho mai visto qualcosa di bello,
se non di cui la posso privare il lusso.

È nel mondo che tu dici da presso
che vivo come me stesso, come prima
della dipartita, della maschera
pago volentieri il prezzo.

Capitano, nonostante le scure lenti,
sono pronto a giurare su questo verso.
Di questo, invece, ne capisco l’intento,
ma questa giustizia non è la mia.

Di me nave pirata,

vascello fantasma
come su rotte stellari,
sei vento, cielo notturno, siderale,
mare.

Ecate, crocevia delle strade,
incanto per i cani della notte,
in canto per loro.
Per noi e per me.
E a me lasci guardare,
ascoltare tra le mani
gli occhi e il canto,
il domani, le parole dei morti.

Regina e amante della Notte,
di Ipno, di Core, di Aurora.

Selene, Artemide
e Luna,
che al contrario,
si lascia guardare.

Le poesie per te
sono ormai universali.
Altre vi hanno scorto
un’illusione di singolarità.
E quella che tra queste
risuona profezia passata
resa presente
a me si è arresa.
E se accende
e nevica il volto,
se il cuore batte forte
e non solo per amore,
io so perché:
sordo all’universo,
ho tradito me.

 

 

Tra il Despota agghiacciato
e il ghetto dell’Eremita
c’è un sentiero stretto
(ad alcuni apparirà lungo –
ottimisticamente fuori scala
una volta che ti scopri
nel ritorno all’eterno):
porta sul porto.
Lì, se non avrai più gli occhi
e memoria del ritorno,
scorgerai una nave
ormeggiata a largo.
Nel cuore alberga la rotta
e non per questo nella bocca –
rotta la voce tra i marinai
che sognano il mare.
Giorni duri e magri
attendono il ramingo dei mari.
Giornate buie e amate
chi distingue la nave dal mare,
che esangue non distingue
sentiero, monte né borgo
e langue.

estro e(d)entro
esco

Introvesto
Estrotesto

resto
verso

Cercare una motivazione politica al fatto che non so cantare

Fogli sono le strade
e il movimento
dei tuoi giorni
tra le foglie
le foto
la folla
poesie

F.05

E mi confidasti amico mio
la verità condivisa
che allora rifutavo
vivere, per me già vera:

che i versi vivono forte
solo se vivi la morte.
Che se la poesia è ascoltare
l’amore ovatta l’intenzione.

E in una poesia
forte e condivisa
e viva e vera
e mentre amavi
smentivi tale primavera.