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VOLEVO INSEGNARTI AD IMPROVVISARE

volevo insegnarti ad improvvisare
ma hai tagliato le tue ali
non puoi volare
predichi bene dall’alto dell’altare
del tuo alveare
regina del focolare
un tiepido e timido fuoco
che non scalda
tutto è già programmato
tutto scritto e già letto
genuflessa come una preghiera
impara a memoria ogni pensiero
non c’è fantasia
in una esistenza aritmetica
svanita la filosofia della gioventù
quanti fallimenti dimenticati in mezzo ad un sussidiario
d’una vita d’ azzardo

Hanno fatto quello che gli hanno detto di fare

anni passati a studiare
per imparare a pensare con la propria testa
un vita ad insegnare a pensare con la propria testa
diritti rinnegati
dimenticando le lotte
a cantar …
ballando in mezzo ai prati
quanti arcobaleni avvelenati
allineati in vigile attesa
fieri di ubbidire
rinunciando alla libertà
quella bandiera che sventolavano con orgoglio
ora è uno sbaglio
i vecchi compagni
fratelli e sorelle
ribelli con gli asterischi
sono ignobili nemici
zizzania sbocciata d’improvviso
a infestar la festa
difficile distinguere il grano
tra la segale cornuta
ambiguo innesto
a legar con catene
fragili menti con ricatti
orgogliosi schiavi rassegnati
entusiasti guerrieri della salute
di una società malata

il ballo della cicala

restar sotto terra
come un seme al calore freddo dell’oscurità
fino al momento maturo
di veder la luce
rinascere alla morte
uscendo dal vecchio e fragile corpo,
spiegando le ali
al canto di cicala
che riempie il vuoto delle strade deserte
facendo l’amor

la danza dell’eclissi

passo leggero
innanzi al sole
pestar la terra che innamorata ammira
volar al cerchio di fuoco
nel cosmo tra nuvole e stelle
gelida indomita signora
elegante accarezzi i miei fugaci istanti

bacchetta magica

semplice bastone secco
abbandonato alla morte verso nuova vita
nutri i giovani arbusti
temprato dalla pioggia e dal vento
terra nella terra
tenacia di roccia
levigato dalla corrente
sento il richiamo
l’ ispirazione
fammi da guida e proteggimi
intraprendo il viaggio
magico viaggio di sciamano
giocoso sentiero misterioso
la notte s’illumina ai miei occhi
luce dalla luce ad illuminar l’ oscurità

estate

folle estate
estatica follia
d’amore estetica
isterica armonia
abbracciati senza baciare
ascoltando la musica senza ballare
immortali sulla via degli dei
al crepuscolo …
dei cazzi miei!

Fra i miei trascorsi

I percorsi lungo i corsi
dei miei sorsi …
Dopo che risorsi,
poche scuse, molti sforzi.
I segni attorno ai polsi,
la fame, le botte e i morsi:
ho raccolto il peggio
dei miei giorni
e ne ho fatto
corone d’alloro,
tributi ai miei morti.
Nei ricordi dei miei ritorni
ci sono scarpe rotte,
pause brevi, duri colpi,
bende sulle ferite,
lividi e denti rotti,
ma pochi pianti
e zero rimorsi.
Pensieri contorti,
notti insonni,
inseguono i miei giorni.
Ma passati gli intoppi,
le ingiustizie e i torti
per i pregiudizi vostri,
mi restano sempre
altri orizzonti,
rotte sconfinate
per navigare i sogni
e condurre l’anima
libera a nuovi porti.

messia

venduto dai fratelli
per 30 denari e un paio di cammelli
alla stella del mattino
ho consacrato il monte ad Odino
rinnegato Freia
e Iside mia madre
per diventare figlio di dio
ad un popolo stanco d’aspettare

fuori luogo

ironico presuntuoso essere
che serpeggi tra le righe dei discorsi
futili pretesti
le tue banali ironie
sciocco giullare alieno
dall’altare della tua arroganza
a pontificar lo sterco di sterile orazione
svanir nel fumo della tua vacuità!

potere

fragile equilibrio
parole misurate
sussurrate lentamente
sguardi fugaci
Discreta strategia
coreografie precise
sorvolando con il cuore
stritolato da serpi
Che baciano ed accarezzano
mordono nell’ombra
all’ultima ora
contar l’oro dei tuoi trionfi