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Io attraverso le persone e le cose
E fra le due son le cose a restare
Un po’ più a lungo almeno
Finché anche loro non si rompono.
I frammenti sono gli stessi che lascio
Nei pochi
Fratelli
E sorelle
Incontrati in cammino
E dopo persi.
– Di alcuni a mia volta conservo
Delle scaglie preziose,
Di altri ho perso anche quelle.

Persi ma anche dispersi
E tutti della stessa sostanza.
Ovunque tutto quanto
E risuonano
Questi semi
Di un’armonia segreta e nuova.
La mia vita non sono più io
Ma il loro canto nascosto.

Egli disse loro “È come un granello di senape, il più piccolo dei semi, ma quando cade su terreno preparato, genera una pianta grande e diventa riparo per gli uccelli del cielo”.

Il mio amore sta negli occhi
I pochi
Assoluti che incontro
Il mio amore sta nei tuoi adesso.

In essi tutto il resto
Si scioglie piano e lascia spazio
Ad uno spazio nuovo
E io, sciolto, lì rimango.

Il mio amore sta nei tuoi occhi
E non serve altro e c’è già tutto.

A chi legge

A passi incerti mi sono mosso
Da quando sei morto, dio.
Non ti ho ucciso io ed altri l’anno fatto.
Adesso
Dopo il peccato, il pentimento
Ci tocca tutti.
Ma, vuoti gli altari,
Altri
Ancora pregano
Cercano.
Io no, che sacro non sopporto
Ho già trovato
Te.

Ancora non sai ma sarà mattina
Lasceremo i nomi alle spalle
E gli strani idoli
Delle genti intorno
Coi loro riti vecchi
O neonati
Mentre noi spogliati, vestiti
Saremo antichi e sconosciuti.

Insieme, sotto una quercia sacra e
Con il sole addosso,
Saremo un tutt’uno di foglie
E distesi alla luce
La più forte
Evocheremo la pioggia

Saremo la mattina
E ti fermerò
Cingendoti
Aspettandoti gli occhi

Domenica sera d’una città
Montana su un lago
E gocce che cadono,
Ha piovuto.
Non una voce si sente ma
Frusciante
Una bicicletta leggera
Che passa
Mi lascia pensare
A quanto sia bello
Scivolare
Sulle cose nuove
Sempre nuovo
E ascoltare il ritmo
Naturale
Che sia alza piano
Intorno e d’intorno
Non scorgere che umanità
Che ride che piange
Chissà perché e da quando
E sentire che comunque
Nonostante il buio
Tutto è vicino
Calato
Adeso
Uno.

È una strana religione anonima
Che pratico di giorno in giorno.
Lontani i grandi dei
Ascolto un profeta timido e dedico
La mia fede ai tuoi occhi

Ho i miei riti, nascosti e segreti,
– Tengo al mattino sacrifici muti
Che tu neanche senti –
Ed aspetto e mi basta un solo segno
Flebile che mi lasci:
Lì io mi consegno sereno.

È una religione senza speranza
La mia
Di fede scarsa ed atti modesti
Che mi resta davanti
Qui, solo
Che attendo che torni

Ho visitato spesso
Le mie rovine mute
E senza nome:
Sono piene di porte cieche e
Mutili
E le riconosco tutte a vista.

Adesso un varco nuovo,
Pezzo pezzo con pietre consunte,
Costruisco piano con parti
Già distrutte.

È la chiave di volta
L’impronta
Che già passa

Oltre.

Sono segreto controvoglia
E gli altri anche mi restano
Nascosti.

Le parole, ostiche
S’infrangono
Inutili sul greto
Spogliate, pestate
Spezzate.

Solo sassi sporchi
E sassate
Reali.
Scorre ancora il fiume qui innanzi.

Squadra rialzo Milano centrale
A strappi la luce giallastra
Corona il mantra industriale
E cattura le falene che sciamano,
Straniate ed attratte si accalcano.
L’orgia deforme sta andando.

Un treno in ritardo per casa
Fa il suo gesto ribelle
Abbandonando la luce degl’uomini

Fa sole ma è buio
Alle due d’agosto
Ed al buio lo stesso
Si scorgono delle ombre

Fa sole ma è buio
E le solite sagome
E sottili e sospese
Confondono lo sfondo

Fa sole ma è buio
E cicale indistinte
in un coro insistono
ancora e ancora e ancora

Madri e padri e fratelli
Amori e nemici: qui
Fanno torbido tutti
E niente rimane ma
Farmi debole uguale
sperare e aspettare, sì

Immagine di un’ombra
cavernosa e sanguigna
Ma a differenza loro
da solo tacerò