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La minaccia – Il linguaggio delle ancore e dei pesci

Eravamo il limone tagliato a fette il secondo prima di una poesia
Una bestia ferita che in un istante alla fine intuisce cos’è la morte
Eravamo il destino delle discoteche in rovina o degli attraversamenti
Eravamo la capacità di reggere gli urti seppure fatti di polline.

Forse qualcuno ci spiava…

Nel sonno di bestie nate da poco ma già pronte all’agguato,
o dediti alla ricerca del segreto dell’efferatezza
I figli dei pescatori li riconosci dal cappello di lana
Conoscono il linguaggio che le ancore mostrano ai pesci

Avevamo iniziato a spogliarci mentre qualcuno forse ci spiava…

La minaccia era illeggibile:
un giorno saremo terra bruciata
Una terra bruciata bellissima
un giorno saremo un festa

Nelle ore che sono di nessuno

Ti piaceva cambiare forma
e ora eri diventata un fiume sacro
Prima eri stella mattutina
e Io il ricordo di un alfabeto perduto

Sapevamo entrambi il segreto
per far ballare gli animali
Un corpo appena toccato dalla luce
nelle ore che sono di nessuno

La ruota panoramica del Dharma

Quando lei vuole pregare va all’acquapark abbandonato
Pensa a quando sarà solo una scia luminosa ma invisibile
Un uomo piange al ristorante senza che nessuno possa farci niente
La distruzione di una promessa che Si serve della notte per brillare

Ci sono miracoli che sorprendono Anche chi li compie
In un panorama rimpicciolito dove ognuno ha smesso con qualcosa
Il rituale di corteggiamento di divinità mostruose e bellissime
O L’ultima preghiera di un bambino prima della scomparsa di dio

Vicino la spiaggia risplende
La ruota panoramica del Dharma
Un cavallo si ferma e cerca di imitare
un cane che imita il dio che muore

Hotel Atlantic

Due poeti si incontrano
in un ospedale di psichiatria
Sembrano Due che si cercavano
da molto tempo da molto distante

Fino a ritrovarsi sconfitti
senza avere risposte senza più domande
Nel desiderio di una sigaretta
anni dopo aver sconfitto il vizio

Quando dormendo in mare sogni di volare

Nel paese del buio. Una spy story

Ci incontravamo sempre in città diverse scopavamo e ci salutavamo
Come due spie in un romanzo giallo o nella casa dell’ amore
Avevamo l’aspetto di chi siede gravemente ferito in un bar della stazione
Guarda i piccioni e ride nell’anniversario della fioritura del suo dolore

Poi Nel film un attore in bianco e nero ha detto a bassa voce:
L’unica regola che esiste è quella del dimenticare quella delle more di gelso
Tutto somigliava ad un quadro di Hopper che fa piangere i bambini
Alla sparizione di un amico legata ad un giro di scommesse

Inutili testimonianze fanno la fine della pioggia che cade ormai da giorni
Il solo rimasto a sapere cosa sia accaduto fuma una sigaretta al fiume
Ha le scarpe ancora sporche e non le pulirà. Ci penseranno i cervi
A sconfiggere le offese e guadagnare un nuova semplicità

Desiderio noir – purché tutto abbia fuoco

Mi vedo nuotare in una piscina verde
E chiederti se posso entrare nelle tue profondità
Ti parlo di poesia e ti racconto di pericoli pronti a scoppiare
ti parlo del mare, di tempeste e dell’ attesa degli insonni

Un faretto ti illumina nuda su un divano marrone
Sotto un cappello nero con una collana di perle
“Vorrei tenere i tacchi” mi hai detto mentre guidavo,
“Di desiderio si può morire?” “Purché tutto abbia fuoco”

La tigre era tornata ancora a benedire la mia solitudine
Portata della sabbia del deserto o dalla spuma del mare
Su questa spiaggia di santi di poeti di pirati e di tossici
Con in dono la visione dei nostri incontri nelle vite precedenti

Il giocattolo di una sirena era la conseguenza imprevedibile
Del tuo dare da mangiare ai pesci e ai cavallucci marini
Le cose tardano, a volte si perdono non arrivano, mi hai detto,
Andiamo ad abbeverare i cavalli, lasciamo dormire i cani,

sono stanchi.

Animali di foresta

I tuoi bisnonni erano spariti
in uno sterminio di un paesino ad est
Avevi in eredità occhi tristi da orfana
che a volte diventavano verdi

La tua amica veniva da altre latitudini
odorava di sud, di cacao sangue e caffè
Io sognavo cose che non si possono dire
cose che si possono solo scrivere

Andiamo ad ascoltare gli alberi
nati prima della nostra stupida civiltà
Andiamo a vivere come animali di foresta
soli io e te

La tigre

Non avevo avuto altra scelta quando un vento del sud
Decise che era giunta l’ora di farmi vedere cosa si nascondesse
Dietro Una particolare sensibilità alla bellezza delle cose perse…
Poi tutto si mise a tacere per preparare il tuo misterioso arrivo

La tigre torna ancora spesso a farmi visita
per condurmi fin dove finiscono le tracce
Nel battesimo del delta del tuo respiro
O in un cimitero di automobili in mezzo ai campi

Qualche secolo fa ti avrebbero bruciata sul rogo
E io sarei venuto a salvarti e a dare fuoco alla città
Ora avevo solo un libro di poesie della scuola del pane
Per traformati velocemente nella sconfitta delle offese

L’animale si riavvolge nel freddo
Sembra qualcosa che non è più qui
La respirazione prima dello schianto
O un infiltrato anarchico nella polizia

Un embargo pesa sulle nostre libere lontananze
L’uomo solo in alto mare guarda dove è ancora più blu
Il mondo si ferma per un istante dentro una stanza al tramonto
Ti scatto una polaroid nuda sul letto che nessuno vedrà mai

E Mentre la vastità trattiene un tuo gesto
Aspetto solo di sentirti urlare…

“Dimmi qualcosa che non potrò dimenticare”

Le età della luna

La barca aveva iniziato ad apparire da lontano, in pieno giorno,
Naufragava verso la riva, senza vento, come in un sogno.
C’era molto disordine a bordo, solo vestiti neri, niente documenti.
Nessuno sa cosa sia realmente successo. Tranne uno.

Era rimasto un biglietto: Che il mare sia l’unico
a poter cantare il nostro scandalo la nostra fine.

La grammatica della misericordia (l’ultima canzone)

Credevamo nessuno potesse avvistarci o catturarci
Eri un regalo tra poveri. La Pelle che non crede al coltello
L’ultimo dettaglio Che chi muore ruba al mondo
Gli occhi viola della donna che non ho mai incontrato

Il nostro segreto era pensarci come un furto
Non parlare della nostra bellezza neanche nel sonno
Portavi dei gioielli alle caviglie con il suono della pioggia
E Da te dipendeva il pasto delle bestie del cuore

Il cameriere levava quelle quattro stelle rimaste nel piatto
Sapeva di non essere del tutto innocente. Proprio come noi.
Tutti avevamo studiato alla scuola del pane e della libertà
Dove ci hanno insegnato la grammatica della misericordia

Quello che allora non sapevamo era dimenticare
Quello che non abbiamo mai imparato
È la lezione dell’ultima canzone
prima dell’attentato