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Nel paese del buio. Una spy story

Ci incontravamo sempre in città diverse scopavamo e ci salutavamo
Come due spie in un romanzo giallo o nella casa dell’ amore
Avevamo l’aspetto di chi siede gravemente ferito in un bar della stazione
Guarda i piccioni e ride nell’anniversario della fioritura del suo dolore

Poi Nel film un attore in bianco e nero ha detto a bassa voce:
L’unica regola che esiste è quella del dimenticare quella delle more di gelso
Tutto somigliava ad un quadro di Hopper che fa piangere i bambini
Alla sparizione di un amico legata ad un giro di scommesse

Inutili testimonianze fanno la fine della pioggia che cade ormai da giorni
Il solo rimasto a sapere cosa sia accaduto fuma una sigaretta al fiume
Ha le scarpe ancora sporche e non le pulirà. Ci penseranno i cervi
A sconfiggere le offese e guadagnare un nuova semplicità

Desiderio noir – purché tutto abbia fuoco

Mi vedo nuotare in una piscina verde
E chiederti se posso entrare nelle tue profondità
Ti parlo di poesia e ti racconto di pericoli pronti a scoppiare
ti parlo del mare, di tempeste e dell’ attesa degli insonni

Un faretto ti illumina nuda su un divano marrone
Sotto un cappello nero con una collana di perle
“Vorrei tenere i tacchi” mi hai detto mentre guidavo,
“Di desiderio si può morire?” “Purché tutto abbia fuoco”

La tigre era tornata ancora a benedire la mia solitudine
Portata della sabbia del deserto o dalla spuma del mare
Su questa spiaggia di santi di poeti di pirati e di tossici
Con in dono la visione dei nostri incontri nelle vite precedenti

Il giocattolo di una sirena era la conseguenza imprevedibile
Del tuo dare da mangiare ai pesci e ai cavallucci marini
Le cose tardano, a volte si perdono non arrivano, mi hai detto,
Andiamo ad abbeverare i cavalli, lasciamo dormire i cani,

sono stanchi.

Animali di foresta

I tuoi bisnonni erano spariti
in uno sterminio di un paesino ad est
Avevi in eredità occhi tristi da orfana
che a volte diventavano verdi

La tua amica veniva da altre latitudini
odorava di sud, di cacao sangue e caffè
Io sognavo cose che non si possono dire
cose che si possono solo scrivere

Andiamo ad ascoltare gli alberi
nati prima della nostra stupida civiltà
Andiamo a vivere come animali di foresta
soli io e te

La tigre

Non avevo avuto altra scelta quando un vento del sud
Decise che era giunta l’ora di farmi vedere cosa si nascondesse
Dietro Una particolare sensibilità alla bellezza delle cose perse…
Poi tutto si mise a tacere per preparare il tuo misterioso arrivo

La tigre torna ancora spesso a farmi visita
per condurmi fin dove finiscono le tracce
Nel battesimo del delta del tuo respiro
O in un cimitero di automobili in mezzo ai campi

Qualche secolo fa ti avrebbero bruciata sul rogo
E io sarei venuto a salvarti e a dare fuoco alla città
Ora avevo solo un libro di poesie della scuola del pane
Per traformati velocemente nella sconfitta delle offese

L’animale si riavvolge nel freddo
Sembra qualcosa che non è più qui
La respirazione prima dello schianto
O un infiltrato anarchico nella polizia

Un embargo pesa sulle nostre libere lontananze
L’uomo solo in alto mare guarda dove è ancora più blu
Il mondo si ferma per un istante dentro una stanza al tramonto
Ti scatto una polaroid nuda sul letto che nessuno vedrà mai

E Mentre la vastità trattiene un tuo gesto
Aspetto solo di sentirti urlare…

“Dimmi qualcosa che non potrò dimenticare”

Le età della luna

La barca aveva iniziato ad apparire da lontano, in pieno giorno,
Naufragava verso la riva, senza vento, come in un sogno.
C’era molto disordine a bordo, solo vestiti neri, niente documenti.
Nessuno sa cosa sia realmente successo. Tranne uno.

Era rimasto un biglietto: Che il mare sia l’unico
a poter cantare il nostro scandalo la nostra fine.

La grammatica della misericordia (l’ultima canzone)

Credevamo nessuno potesse avvistarci o catturarci
Eri un regalo tra poveri. La Pelle che non crede al coltello
L’ultimo dettaglio Che chi muore ruba al mondo
Gli occhi viola della donna che non ho mai incontrato

Il nostro segreto era pensarci come un furto
Non parlare della nostra bellezza neanche nel sonno
Portavi dei gioielli alle caviglie con il suono della pioggia
E Da te dipendeva il pasto delle bestie del cuore

Il cameriere levava quelle quattro stelle rimaste nel piatto
Sapeva di non essere del tutto innocente. Proprio come noi.
Tutti avevamo studiato alla scuola del pane e della libertà
Dove ci hanno insegnato la grammatica della misericordia

Quello che allora non sapevamo era dimenticare
Quello che non abbiamo mai imparato
È la lezione dell’ultima canzone
prima dell’attentato

Temporale

Camminavo con te per le strade di un villaggio sul mare
Dove ne io né tu eravamo mai stati. Eravamo bambini
Ci tenevamo per mano in un mondo senza adulti e senza dolore
Ci raccontavamo tutte le cose che avremmo dovuto provare…

L’operare delle tenebre sulla tua pelle Era una bugia detta in un film
I frutti dalle piantagioni Ti guardavano sosprirando
E Una tigre silenziosa si avvicinava sentendo i nostri odori
Mentre cercavamo di farci nido di farci sponda di fiume

Poi gridiamo in macchina nel buio tra le curve della scogliera
E ci fermiamo a sognare tra i resti di un disastro annunciato
Potevamo prendere fuoco come tutto quello che c’era attorno
Invece abbiamo lasciato solo la traccia di un angelo

I combattimenti dureranno, dici,
Quando te ne andrai sarà temporale

Quando torneremo ad essere alberi

Quando torneremo ad essere alberi
Scriveremo poesie bellissime sulla sete
Quando saremo pesci velenosi in mari sconosciuti
Mangeremo incubi di uomini sotto forma di perla

Quando con detonazioni improvvise verremo disincantati
vivremo un attimo d’infanzia che ci terrà uniti per sempre
Quando due canoe al tramonto deraglieranno l’orizzonte
Con un bacio ci confesseremo ogni più profondo segreto

E Quello che succederà sarà il sole e l’ombra del Messico
Un combattimento tra animali per difendere i cuccioli
Strategie e vegetazioni pluviali che eccitano e maledicono
Tranelli e tesori di una santeria in una camera sul porto

Tu senza ragione mi vestirai di bianco
Per farmi assaporare un brivido di male
E mi mangerai mi berrai mi strapperai
E non mi rimarrà che amare senza riguardo

Quando torneremo ad essere alberi

A sangue freddo

Ci sono angoli del mondo fatti di bene e piena luce
Dove continuerò a vedere te nella distanza che trattiene il respiro
Ci sono i frutti della tarda estate e l’ombra dei fichi
E Notti in cui ci svegliamo intrecciati credendoci una scogliera

Da quel giorno ti penso sempre come uno strano sogno da mordere
Come L’ultimo disegno sul taccuino di un esploratore
Con parole segrete parole in codice parole da non dire
Da quel giorno ti penso sempre come la scuola del pane

Dovresti guardare di più il cielo che si spalanca tra le tue mani
Vedresti svolazzare piccole verità in piccolissimi gesti
E In mezzo a racconti di crimini con un sapore romantico
confidare nella tua leggera muscolatura… A sangue freddo

La bella estate (Albert Camus)

Quello che posso prometterti
è solo Il ringhio dei cieli
E i baci sugli occhi
che alluvionano d’imbarazzo

Insegnarti a guardare il mondo
come appena usciti dal letargo
Nella carne che incontra se stessa
Impastata di mare e primo mattino

Con la mano tra le tue cosce
pensavo ad Albert Camus:
Accelerando su una strada
di campagna lungo il fiume

Mentre In un universo parallelo
dove non ci è dato avere paura
Volavamo a mezz’aria in abbracci
che non fanno avanzo di spazio

Eri la mia bella estate
ed era solo l’inizio…