Skip to main content

Erotika

Avevamo inventato una lingua meticcia per fare l’amore
E colazioni per continuare a godere dei piaceri del letto
Mi stavi educando ad essere sensibile alle tue lune
E alle avvisaglie dei tuoi uragani improvvisi e solitari

Il ragno con cui giocavo distrattamente mi aveva morso
E Senza niente per cui interessarmi in terra decisi per il mare
Guardavo in sogno i tuoi occhi da esule come luci portuali
L’immagine fuori fuoco di un gelato che si scioglie

C’era l’inferno della scrittura da attraversare in silenzio
E un abbandono da tessere in un’improbabile odissea
Una bandiera col sole sventolava in territorio ostile
Il richiamo di un muezzin a gesta erotiche

Dai mettimi le tue lacrime in bocca

Poesia lumpen

Due nuovi sottoproletari nelle case popolari
Annegando nel cinema dei ricordi si chiedono:
Chi insegnerà a giocare a carte Ai figli che non avremo?
E bestemmiano e piangono e ridono e muoino…

Ti volevo con me in quell’edificio abbandonato di Utrecht
Forse una scuola un ospedale o una moschea
Tutta la notte a scopare fino a fare scintillare comete
Ma la realtà era diversa tu eri lontana Io avevo paura

Immaginavo i tuoi pianti come piccoli mostri
Dolci Teneri e sfocati che cambiano colore
Ti avevo insegnato a vedere il mare guardando nei miei occhi
Per quando un giorno ne avessi avuto il bisogno o la nostalgia

Tieni la finestra aperta amore
Stanotte il mondo potrebbe finire

E io voglio guardare…

La preghiera dell’odio – Zabriskie point

Cercavo di capire dove avevo già visto
La tua faccia da rapinatrice di banche
Somigliava a quella di un’ hippie
Conosciuta all’università sconosciuta

Intanto una voce roca fuoricampo parlava di marinai
Che inquieti leggono poesie d’amore alle ragazze del porto
E di giovani punk rockers Della Firenze del ‘400
Che accettano inviti indecenti da vecchi seduttori

La cagna camminava con qualcosa nella bocca
E la tua pelle sudata sapeva di giungla e sudamerica
Innescavi in sogni premonitori insane tentazioni e deliri ultracelesti
Era come stare in mezzo a poliziotti con i nervi a fior di pelle

Fare esplodere tutto! ecco cosa sognavamo
E che i pezzi cadano dove cadano… Ancora

La preghiera dell’amore

C’era una donna incinta che ballava in cortile
Da sola al suono di un grammofono
L’avevano arrestata il giorno del suo compleanno
Era innocente ovviamente. Ora è piena di grazia

Ci baciavamo per non parlare per non benedire nulla
Angeli sterminatori in una tranquilla notte di provincia
Come se ogni parola avesse il suono del peccato
E Amor portasse noi a rubare stelle in pieno giorno

Cosa importa se domani
avremo già dimenticato tutto?
Cosa importa se torneremo
sconosciuti e irraggiungibili?

Amate e fate quello che volete
E che i pezzi cadano dove cadano

La stella del ritorno

Mi faranno ancora male i tuoi occhi
Ad ogni caduta della prima neve
I tuoi occhi di bosco e piena di fiume
I tuoi occhi di vergogna e polvere da sparo

Ti ho cercata per disimparare ogni cosa
Per depistare gli agguati di un cattivo destino
Per sgovernare e cedere alla legge della gioia
E con te per una notte ho creduto di essere dio

Un dio la cui madre ha dimenticato il nome
Un dio adolescente che gioca col coltello
Un dio che incendia uccide e ruba i cavalli
che bacia sul collo e ride alle preghiere

Mi sono svegliato pericolosamente vivo
Mentre Tu dormivi in una bellezza maleducata
Eri una spiaggia segreta del Mediterraneo
Uno strano portafortuna tra la sete e la pioggia

La cosa più difficile era stata mettersi in salvo
E al primo rumore ancora ci guardiamo le spalle
Cercando coltelli pistole sicari o incidenti d’auto
Ma trovando solo il fantasma della stella del ritorno

Inquieto è il mio cuore

Gli animali lo avevano capito prima di tutti
E si avvertivano nelle loro lingue lontane
Noi scopando siamo venuti insieme
E all’alba siamo scappati poco prima della sventura

Non ho mai più visto quella città di confine. Neanche tu
A volte ci ritorniamo di notte unendo il respiro
A colazione impauriti ci raccontiamo lo stesso sogno
Nascondendo le lacrime nel latte con i biscotti

“Inquieto è il mio cuore finché non riposa in te”

I nostri combattimenti floreali

Avevo sempre desiderato fare l’amore con te sott’acqua
come due cavallucci marini scintillanti nella luce del giorno
o come due cavalli alati di colori diversi che dalle nuvole
lasciano cadere piume di follia amorosa sul mondo terreno

Ma qui ormai tutti hanno ali da angelo o mani di seta per sopravvivere
e chi sa se i tuoi occhi di pane saranno ancora morbidi domani
Ora che conosco il nome di ogni tua lacrima
e di ogni goccia di pioggia prima della sua caduta

In cucina era rimasto un uovo nella pentola ad interrogarmi
e ciglia sbiancate appese ad asciugare al sole
Mentre io rimanevo sospeso nell’attimo della mia indecisione
tra guardarti dormire o svegliarti per ricominciare

un altro dei nostri combattimenti floreali

La corsa dei cavalli a dondolo o La fine del Titanic

Sul fronte del porto anche la nostra ultima promessa
era stata una promessa da marinai disonesti
Torneremo ancora a nevicarci addosso
quando questo Titanic finirà di affondare

Mi hai fatto assaggiare un frutto che nessuno conosce
e hai sognato che scambiavo la pelle con un’altra più blu
Era l’inizio di quel mattino in cui trovammo
i nostri vestiti sporchi stranamente legati insieme

E stringerti era come scrivere haiku ma col sangue
o giocare ai detective e morire accoltellati
dietro un vicolo in mezzo alla spazzatura
per un banale e misterioso scambio di persona

Ma ora che hai avuto una parte di me
da poter gettare ai tuoi cani
Vestiti amore andiamo a giocarci tutto
alle corse dei cavalli a dondolo

Davy Jones

C’è un posto al buio tra le mie clavicole
e una nave fantasma lo attraversa in cerca di un tesoro
come una stella marina che si sbriciola in luce
o una medusa che torna a casa solo per morire

Quando ho visto spegnersi ancora quel lampione
ho provato un’immensa paura che non so spiegare
Poi la luce è tornata a mettere in mostra il male dei fiori
allora senza più forze sono tornata a casa Guardare era inutile

Prima di addormentarmi ho visto un uomo
camminare nel cielo azzurro sopra il Gran Canyon
Chi sa se domani avrò ancora la saggezza
per continuare a ballare tra il dolore e il desiderio?

La Poesia

A noi attori insolenti di un film muto
che corriamo per dirci ancora addio
A noi che celebriamo la fine
lanciando girasoli da un ponte dimenticato

A noi poeti smagriti scomparsi nel mistero
bambini cattivissimi che scoprono la notte
A noi bisognosi d’amore per svegliarci al mattino
deliranti in geografie sconosciute agli occhi

A noi eroi dei due mondi vecchi e smarriti
senza più tramonti da chiamare casa
A noi Don Chisciotte vivi per miracolo
a riparo dalle violenze della polizia

A noi santi dei migranti nelle pianure del West
ladri con i baffi criminali alla Jesus Malverde
A noi pirati ingenui in case sull’albero
e streghe bellissime di alta classe

A noi ci ha salvato la poesia