Città bianca che soffi
storie di fiumi e di colli
accarezzo la tua luna
nell’ebbrezza della sera
G.121
“A noi che siamo gente di pianura”
È il riecheggiare dei sassi
a ricordarci ciò che siamo;
semplici anime danzanti
tra il ciottolo e il cielo
Trieste (“Le città visibili” #6)
Singhiozzi di poesia
ragazzaccio del golfo
A.
Eterea bellezza
proiettata d’incanto
e tutto è primavera
e non importa nient’altro
L’amore ai tempi della Cina (“Esperimenti finiti male” #5)
E adesso come ti ritrovo
tra miliardi di occhi a mandorla?
Bihać (“Le città visibili” #5)
Nella rugiada di sangue
le storie di noi tutti
e ad ogni passo scalzo
l’eco del fallimento
tra le macerie di un continente
silente tremo
davanti alla Storia che passa
Complicazioni
Brindo stasera
a me e te
a ciò che mai saremo,
alla luna che bacia il mare
e i miei occhi lucidi
sul suo nero orizzonte
piangenti di tempeste
e quieti sconosciute
chissà quale porto ti aspetta
quali carezze e quali notti
finalmente calde
piene di musica e di casa
L’angoscia del tornare
Mi ero dimenticato di queste stelle
dell’ebbrezza di queste colline
che ancora parlano di noi,
di quel profumo di vino estivo
nelle notti di luna piangente
che continua a cullare
i nostri sogni abbandonati
sul grano bruciato dal sole;
ora so dare un nome a tutto,
al sole che sorge e che tramonta
al bacio della sconosciuta e
al colore di quel mare,
all’angoscia del tornare;
sono a casa
finalmente
eppure ti ritrovo soltanto
nel passo vagabondo e senza meta
che tuonando come il cielo
dà ritmo al mio pensiero
piove da un pezzo
sulla via del ritorno
Crononauta
Il mio passato e il mio futuro
fanno pace solamente
per tormentare il mio presente
Parigi (“Le città visibili” #4)
Mille occhi che brillano
come altrettante luci;
i nuovi miserabili
siamo tutti noi
perennemente sbronzi
della dolce illusione
del poterci
un giorno
accontentare