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Risibile

Se prima sapevo gettare inchiostro sulla carta

adesso sono solo un pallido simulacro delle mie emozioni.

Ho il tuo corpo,

che mi tira a letto,

con veemenza,

come le gesta mitiche

dei personaggi  di cui lessi.

 

Forse l’ingegno serve,

forse no.

L’unica cosa che serve

è scappare da questo fragile alito di tempo

che strappa via la mia carne

dalla mia coscienza

e da ciò che dovrei

e vorrei fare.

 

Giudico immaturo questo mio scrivere,

pervicace cercare parole

pedisseque

da far seguire

ad un flusso di pensiero

risibile e minimo.

 

Sepolto e dimenticato.

Bombe sulle strade e la corsa muore.

Bologna Milano Firenze

l’ulivo dei Georgofili grida

di rotule spaccate e sconfitta

di finestre aperte sul niente

e io che attendo al confine

tra gente d’oriente e palazzi,

guardo il mare ridendo

degli schizzi d’acqua felici

della donna che amo

stasera

ma tu dormi, Bellezza.

 

Ti ho vista tra un fiume di gambe in fila

figlia di un campanile e della santissima prospettiva.

 

Più in là, sotto le luci d’artificio

adatte a truccare i vicoli stretti

in pagliacci di carta e la città

in una puttana d’alta classe,

lontano dai vecchi portici

dai tragitti di fango di Bartali

dall’istinto fiero degli anarchici,

sotto le luci d’artificio, più in là

nei caffé, tra il cincischiare delle tazze

mille altre bellezze si contendono il pomo.

 

E ci sarà il gran ballo delle maschere scure

dove il poeta tisico tisico

s’aqquattera al muro pensando

ai sospiri perduti, al sesso nel bagno

alla finta bellezza, lacrime asciutte

solute al sudore, dicendo

Do you like my sweet apple?

Di fronte al fatto compiuto

realizzerà

La comunione delle anime

è la sua più bella, più vana follia.

La libertà è un sogno

e i sogni non sono.