estro e(d)entro
esco
Introvesto
Estrotesto
resto
verso
estro e(d)entro
esco
Introvesto
Estrotesto
resto
verso
Fogli sono le strade
e il movimento
dei tuoi giorni
tra le foglie
le foto
la folla
poesie
E mi confidasti amico mio
la verità condivisa
che allora rifutavo
vivere, per me già vera:
che i versi vivono forte
solo se vivi la morte.
Che se la poesia è ascoltare
l’amore ovatta l’intenzione.
E in una poesia
forte e condivisa
e viva e vera
e mentre amavi
smentivi tale primavera.
Innaturale il ritmo degli uomini
definisce il contesto,
favorisce il contrasto:
defluisce la tua volontà
naviga agile, stringa di tempo,
estensione del cielo al di fuori,
nella memoria aliena
di un’alienata natura.
Sola qui nella stanza ghermita
dal Vuoto
difendi il Verbo, il testo
segui il ritmo delle nuvole,
ne porti il tempo.
Sei temporale.
Risentirti è come invecchiare
di colpo
e rinascere giovane e belva
e scricchiolare al vento,
come una barca che affonda
in fiamme e sputa fumo,
il suo ultimo grido di vendetta.
La tua voce è la stridula melodia
che risveglia la danza frenetica
del serpente a sonagli
che ho in gola
e mi soffoca da secoli
assetato dei tuoi vili baci
e delle tue menzogne.
Risentirti è l’ultima sfida
e vorrei dannatamente sopraffarti
e incatenarti con la catene
che usavi per domarmi,
vorrei sfidarti e vincerti
dopo anni di silenzi,
rinunce, abbandoni,
perché ormai non ho più freni,
l’amore è come carta,
brucia
e quel che resta
è solo cenere.
Un timido gorgoglio nell’alba
mi sveglia.
Il suo terso colore,
il profumo corposo
sono ovunque casa e famiglia
e poi un respiro
nella pace oziosa della domenica,
che muore
in un nero vinile.
Splendente,
cade inesorabile su questa terra.
non neve,
ma vita.
Non ho più nulla,
solo vuoto dentro di me e
questa valigia
trascino sulla strada.
I piedi laceri,
le ginocchia piagate.
La mia terra ora è maceria,
il mio cuore ora è relitto.
Cammino tra l’odio dei popoli ma
esausto,
non mi fermo.
Dormo sulla nuda terra ma
i sogni
i sogni volano tra le stelle.
Immobile
rimango
davanti a questa strage.
Le mani,
conficcate tra i capelli,
gli occhi,
vuoti fissano il silenzio.
Impotente e inutile
respiro affanni.
Mentre il mondo si uccide
attonito,
lo guardo morire.
Leggero è il concepirti,
l’anelito e la forma.
Credo una parola che dica il vero.
Un’altra, sorella.
La parola muta.
Innata,
come l’idea di un limite ignoto